28 Marzo 2024
Patrizia Fabbri
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Viviamo in un mondo migliore rispetto ai decenni passati? Sì, ma non per tutti. La concentrazione del benessere aumenta e la forbice tra redditi alti e redditi bassi o nulli si sta allargando sempre più; alla crescita economica non corrisponde un aumento dell’occupazione (anzi, succede esattamente il contrario). Il ben noto Rapports Oxfam 2019 sottolineava che, nel 2018, l’1% più ricco della popolazione deteneva il 47,2% della ricchezza aggregata netta mondiale con un aumento del 12% rispetto all’anno precedente, a fronte di una riduzione dell’11% della ricchezza della metà più povera dell’umanità (3,8 miliardi di persone).

A questi trend economici si affiancano problematiche ambientali sempre più stringenti che mettono sul banco d’accusa una società che ha basato il proprio sviluppo sui combustibili fossili e sul consumismo. 

La novità è che questi temi non sono più prerogativa solo di gruppi politici o fasce della popolazione tradizionalmente legati alla “sinistra” (termine che utilizzo per semplicità, ma il cui significato nel tempo ha avuto una profonda trasformazione). Tanto per fare un esempio, tra qualche settimana si terrà il meeting annuale del World Economic Forum di Davos e anche il consesso che riunisce da quasi 50 anni il “gotha” del capitalismo mondiale (ma non solo) ha sentito il bisogno di redigere un nuovo manifesto etico, Davos Manifesto 2020: The Universal Purpose of a Company in the Fourth Industrial Revolution.

Ma a fronte di chi pensa a uno sviluppo più inclusivo, meno rischioso per l’ambiente, più equo, vaste fasce della popolazione dei paesi più economicamente avanzati cedono alla paura di perdere uno status di benessere e si affidano a politiche sovraniste che sconfinano in nazionalismi, nei quali si annidano pesanti e sempre più manifeste tracce di razzismo.

…..

Per riflettere sulle possibilità, le conseguenze e gli esiti delle due visioni, ho trovato molto interessanti gli studi State of Future e Work/Technology 2050. Scenarios and actions del Millenium Project, un think tank di ricerca no profit che dal 1996 riunisce economisti, politici, sociologi ma anche studenti, insegnati, liberi pensatori ecc.

Negli studi, a seguito di un dettagliato lavoro di ricerca e di workshop e questionari condotti in tutto il mondo, vengono elaborati 3 possibili scenari al 2050 ciascuno dei quali si sviluppa a partire dai differenti approcci che, proprio in questi primi anni del secondo decennio del nuovo millennio, si avranno nell’adozione delle nuove tecnologie.

A questo punto sono curiosa di vedere come sarà il 2050 e salgo su un’immaginaria navicella per il teletrasporto temporale. Un battito di ciglia ed eccomi nel 2050, vi descrivo cosa vedo.

Leggi l’articolo completo su ZeroUnoWeb

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