29 Marzo 2024
Mostar
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A Mostar è stata scritta una delle tante tragiche pagine della seconda guerra jugoslava: dopo una prima fase in cui i bosniaci musulmani erano alleati con i croati contro le forze serbe e montenegrine, nel maggio 1993 i due alleati diventano nemici e i croati attaccano la Bosnia (mentre Sarajevo era sotto assedio dalle forze serbo-bosniache) e Mostar, già duramente bombardata dai serbi, viene ridotta a un cumulo di macerie.

Il ponte, commissionato da Solimano il Magnifico nel 1557 e simbolo della città, già danneggiato dai serbi nel 1992 viene distrutto il 9 novembre 1993 dalle forze secessioniste croate che combattevano contro le forze governative bosniache.

Un “legittimo obiettivo militare”!

Nonostante il ponte sia stato considerato “un legittimo obiettivo militare” dal Tribunale internazionale per i crimini della ex Jugoslavia, lo stesso tribunale affermò che la distruzione del ponte aveva cagionato danni sproporzionati ai civili della comunità musulmana di Mostar.

Al termine della guerra, lo Stari Most è stato ricostruito sotto l’egida dell’Unesco; oggi un piccolo museo, dove si può seguire anche il video racconto del responsabile dell’opera di ricostruzione, è dedicato alla storia del ponte.
Il ponte è stato riaperto il 22 luglio 2004 e le sue 1088 pietre sono state lavorate secondo le tecniche medievali per rendere del tutto uguale all’originale; l’opera è costata 12 milioni di euro, interamente finanziati da aiuti internazionali, dei quali l’Italia è stato il maggiore finanziatore.

Ero stata a Mostar tanti anni fa, prima delle guerre jugoslave, e sono tornata nel 2016 vedendo il ponte completamente ricostruito.

Le caratteristiche del ponte di Mostar

Il ponte è a schiena d’asino, largo 4 metri e lungo 30, e domina il fiume da un’altezza di 24 metri. È protetto da due torri, chiamate Helebija (a nord est) e Tara (a sud ovest), denominate mostari (cioè “le custodi del ponte”)..

L’arco del ponte venne costruito usando una pietra locale chiamata tenelija. La forma dell’arco è il risultato di numerose irregolarità prodotte dalla deformazione dell’intradosso (cioè della linea interna dell’arco). Invece che su fondamenta, l’arco del ponte poggia su due piedritti calcarei collegati a muri lungo gli argini del fiume, per poi alzarsi di 12,02 metri.

Tradizionalmente, sin dalla sua edificazione secoli fa, i giovani dei dintorni hanno affrontato il pericoloso tuffo di 24 metri dal ponte nelle gelide acque della Neretva..

 
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