20 Aprile 2024
frullatore 2020
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Dicembre è da sempre un momento di bilanci sull’anno che sta per chiudersi (e di tante fallaci promesse per l’anno che sta per iniziare). Se penso al 2020, l’immagine che si è cristallizzata nella mia mente è quella di un grande frullatore dove l’intera umanità è entrata a febbraio: all’inizio dell’estate il frullatore si è fermato per controllare la situazione, ma poi a novembre ha ripreso a girare vorticosamente, adesso sta rallentando ma il timore è che ancora non sia finita; la paura è che riprenda a girare e che la nuova miscela (la cosiddetta “nuova normalità”) non sia ancora pronta per essere finalmente liberata.
Continuando con questa metafora, quali saranno i “sapori” di questa nuova miscela?

Il più forte sarà quello acre della morte: difficilmente potremo dimenticare le scioccanti immagini dei camion dell’esercito a Bergamo o la cifra, al momento in cui scrivo, di oltre 1 milione e 600mila morti nel mondo a causa della pandemia. Sicuramente ci sarà il delicato sapore della solidarietà, un sapore che evapora in fretta se non è continuamente alimentato. E non potrà mancare quello aspro della consapevolezza della caducità delle nostre certezze che si affiancherà a quello pungente della fatica, la fatica non solo fisica ma anche psicologica di medici, infermieri e di tutte le persone che in questi mesi hanno superato la barriera del possibile pur di curarci. Non vorremmo sentirli, ma emergeranno anche quello insulso dei tanti comportamenti irresponsabili di chi, per ignoranza o indifferenza se non per ottusa colpevolezza, ha contribuito a peggiorare la situazione o quello nauseabondo di chi ha approfittato della pandemia per spargere odio o speculare con ignobili traffici. E rimarrà quello saporito di nuove esperienze: “rinchiusi” abbiamo dovuto imparare a convivere con le nostre solitudini, ma anche a vivere i rapporti con gli altri in modo diverso; abbiamo scoperto un nuovo modo di lavorare; abbiamo toccato con mano la vera utilità della tecnologia diventata indispensabile per rimanere connessi con il mondo, con gli amici, i familiari, il lavoro. Si sentirà quello frizzante della scoperta di essere capaci di contrastare una delle più comuni caratteristiche dell’essere umano: la resistenza al cambiamento.

 

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