
Il Kirghizistan, ufficialmente Repubblica del Kirghizistan, è uno stato dell’Asia centrale con capitale Bishkek.
POPOLAZIONE
6.608.500 abitanti al marzo 2020, su una superficie di 198.500 km2 (densità di 33,2 per km2).
Il 72,6% della popolazione è composta da kirghizi; il resto della popolazione è composto da uzbeki (14,4%), russi (6,4%) e per la percentuale residuale ucraini, tatari e tedeschi.
La grande maggioranza della popolazione (90%) è di religione islamica mentre il 7% è di religione cristina e il restante 3% è suddiviso tra ebrei, buddhisti e baha’i.
Dal punto di vista linguistico, il Kirghizistan è bilingue avendo mantenuto il russo come lingua ufficiale anche dopo l’indipendenza, affiancandola al kirghizo, lingua di ceppo turco.
STORIA
Storia antica
Gli Sciti si stabiliscono nell’attuale Kirghizistan dal VI al V secolo a.C.; successivamente la zona sudorientale diventa parte dell’Impero persiano achemenide, più precisamente della Satrapia della Sogdiana, che aveva come fulcro e capoluogo la città uzbeka di Samarcanda.
Nel 327 a.C. l’area cade sotto l’influenza del Regno di Macedonia di Alessandro Magno, per passare poi sotto il dominio della dinastia seleucide sino a che l’avvento dei Parti non pone fine completa all’età ellenistica.
Storia medioevale ed età moderna
Nel IV secolo l’area viene invasa da popolazioni turche, nell’VIII dagli Arabi e nell’840 dagli Uiguri. Di conseguenza i popoli kirghisi fin dall’età medievale furono incrocio di culture, religioni, tradizioni ed etnie differenti.
Nel 1207 l’area viene conquistata dall’Impero mongolo di Gengis Khan, per essere parte del Khanato Chagatai; a metà del XVIII secolo passano sotto il dominio della dinastia Qing della Manciuria e all’inizio del XIX secolo entrano a far parte del Kahanato uzebko di Kokand.
Dall’Impero Russo all’URSS
Il Khanato viene occupato nel 1876 dall’Impero russo dando inizio al lungo periodo egemonico russo sul Kirghizistan. La conquista russa viene contrastata da numerose rivolte e molti kirghisi decidono di trasferirsi sui monti del Pamir e in Afghanistan. Inoltre, a seguito della violenta repressione della ribellione del 1916 contro il dominio russo in Asia centrale porta all’emigrazione di molti kirghisi in Cina
Nel 1918 inizia l’era dei Soviet che porta in Kirghizistan un’età di scolarizzazione e alfabetizzazione di massa, e di forte industrializzazione connessa all’urbanizzazione del territorio, arido e selvaggio. Come in tutto l’URSS, i movimenti contrari al regime vengono duramente repressi, inoltre inizia un periodo di conflitto etnico con la minoranza uzbeka della regione di Osh.
L’indipendenza
In seguito alla dissoluzione dell’URSS, nel 1990, il Kirghizistan, nonostante l’indipendenza formale, rimane fortemente dipendente da Mosca. Nel 1991 viene eletto presidente Askar Akayev, già dirigente del PCUS, che rimane al potere fino al 2005, quando la cosiddetta rivoluzione dei tulipani, contro il suo regime considerato corrotto e autoritario, lo obbliga alle dimissioni.
Viene quindi eletto Kurmanbek Bakiyev con l’89% dei voti e la speranza di un cambiamento per il Paese; in realtà la sostanza del regime non cambia e permangono corruzione e autoritarismo fino all’aprile 2010 quando, a seguito di violente proteste che infiammano tutto il paese, Bakiyev è costretto a fuggir ein Kirghizistan e Roza Otunbayeva, a capo degli oppositori, diventa Presidente del Kirghizistan con un colpo di Stato, ma con la promessa di nuove elezioni democratiche a fine anno, per riportare il Paese alla democrazia. Segue un periodo di forte instabilità che rischia, nella città di Osh, di sfociare in un vero e proprio conflitto civile tra kighizi e uzbeki. Nelle elezioni del 2011 la Otunbayeva non si presenta e viene eletto Almazbek Atanbayev al quale, nelle presidenziali del 2017, succede il socialdemocratico Sooronbay Jeenbekov sotto il cui governo Atanbayev viene incarcerato con l’accusa di corruzione.
Nell’ottobre 2020 a causa di violentissime proteste Jeenbekov viene costretto alle dimissioni e, nelle successive elezioni presidenziali tenutesi a gennaio 2021, stravince Sadyr Japarov, politico populista e in carcere fino a pochi mesi prima.
Nella primavera 2021 i rapporti, da sempre tesi e altalenanti, con il Tajikistan si sono inaspriti fino a sfociare in un vero e proprio conflitto di frontiera. Causa scatenante la contesa su un punto della distribuzione dell’acqua sul fiume Isfara, precisamente a Golovnaya (per comprendere le ragioni del contrasto, consiglio la lettura dell’articolo Che cosa succede tra Kirghizistan e Tajikistan?). Nuovi scontri nel gennaio 2022.
La storia del paese è fortemente influenzata da un importante elemento di frammentazione ossia quello della suddivisione in clan. Come la maggior parte delle repubbliche centroasiatiche, anche il Kirghizistan è infatti regolato da politiche claniche, radicate in una competizione tra tre gruppi per il raggiungimento del potere: l’Ong (la “destra”, localizzato a Sud), il Sol (la “sinistra”, a Nord-Ovest) e l’Ichkilik (un conglomerato di clan di cui fanno parte anche gruppi di origine straniera ma che riconoscono un’identità kirghisa).
INFORMAZIONI PRATICHE
Per informazioni pratiche e aggiornate sulla situazione del paese dal punto di vista sanitario e della sicurezza, visitare la pagina del Kirghizistan del sito Viaggiare sicuri della Farnesina.
ORDINAMENTO DELLO STATO
Il Kirghizistan è una repubblica parlamentare. Il presidente può nominare e revocare il primo ministro e i membri del governo; ha il potere di emanare leggi direttamente. L’esercizio del potere legislativo spetta, oltre che al Presidente e in base agli emendamenti costituzionali del 1994, a un parlamento bicamerale (Jogorku Kenesh) formato dall’assemblea legislativa e dall’Assemblea dei rappresentanti, che restano in carica per cinque anni.
Il Kirghizistan è diviso in sette regioni (oblast’), con due città a statuto speciale, il cui status equivale a quello delle regioni (shaar); le regioni sono a loro volta suddivise in distretti.
ECONOMIA
Da paese tradizionalmente agricolo, il Kirghizistan ricevette un forte impulso industriale nel periodo sovietico. Il settore più redditizio è quello estrattivo vantando vasti giacimenti di carbone, oro, antimonio e uranio.
Dopo il crollo dell’URSS, il Paese ha vissuto una profonda crisi economica (nel 1992 il PIL calò del 25%) dalla quale si è lentamente ripresa con piani produttivi di stile sovietico e procedendo con la privatizzazione delle terre. Nel gennaio del 1994 il Paese ha formato con il Kazakistan e l’Uzbekistan un’area di libero scambio commerciale; nel 1998 aderisce al WTO adottando un regime commerciale liberale, ma nel 2014 aderisce all’EAEU (unione commerciale euroasiatica), un’unione economica tra Bielorussia, Kazakhistan, Russia, Armenia e, appunto, Kirghizistan, rimanendo economicamente nella sfera di influenza della Federazione Russa. Nonostante ciò è forte il legame con la Cina che ha effettuato ingenti investimenti nel paese, soprattutto per quanto riguarda le infrastrutture.
PATRIMONI DELL’UMANITÀ IN KIRGHIZISTAN
I siti attualmente inseriti nella Lista dei patrimoni dell’umanità dell’UNESCO sono 3: