25 Aprile 2024
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GUIDE

Polaris – Algeria del Sud: Algeri e il grande Sud

Con aneddoti, cenni storici e descrizione delle località, Oriana Dal Bosco, che in Algeria ha vissuto e organizza tour da oltre 25 anni, accompagna i lettori in un viaggio che parte da Algeri, la capitale del Paese, fino al profondo sud, attraverso scenari di estrema bellezza e siti archeologici in cui ripercorrere la storia dell’uomo.

2017, pp. 288 – euro 24

 

 

Algeria guida PolarisPolaris – Algeria. In auto e moto su piste e deserti 

Anche se al momento in cui scrivo (2019) non è certo possibile girare per conto proprio nel deserto algerino, questa guida (come la maggior parte delle guide Polaris), è ottima per le descrizioni, la cartografia ecc. Pertanto anche se inutilizzabile ai fini turistici può essere una bella lettura per sognare un po’.

2003, pp. 304 – euro 25,50

 

 

ALgeria guida Polaris sudPolaris – Algeria. Le città, le oasi e il grande Sud.

La guida contiene una parte dedicata alle principali città del paese, ma la parte veramente interessante, e piacevole da leggere al di là della possibilità di visitare effettivamente questi luoghi, è quella che riguarda gli Itinerari del Sud con descrizioni dettagliate delle piste, delle aree da visitare ecc.

2006, pp. 288, euro 27,00

 

 

Algeria guida BradtBradt – Algeria

Classica guida con tutti i dettagli del paese.

2009, pp. 248, euro 24

 

 

 

LETTURE

La letteratura algerina in sintesi

La letteratura algerina si riconduce a tre diverse tradizioni: quella cabila, prevalentemente in dialetto berbero, quella araba classica e quella francese.

Dal sec. XV fino alla conquista coloniale (1830) la cultura algerina rimase affidata essenzialmente al canto popolare, al rituale, alla tradizione orale basata sul racconto. Nell’Ottocento si inizia a scrivere in arabo dialettale e con la conquista francese, i meddāh (cantori popolari) esaltarono lo spirito di resistenza all’invasore e la tradizione nazionale islamica. A partire dalla guerra di liberazione si è sviluppata una vera letteratura algerina moderna anche se nei primi anni vengono prodotti molti saggi e pochi romanzi (se non raccolte o altro che recuperano la tradizione cabila principalmente). Dall’inizio degli anni ’90, il fondamentalismo islamico minaccia di morte (e in alcuni casi, come per Y.Sebi, non si limita alle minacce) gli scrittori che ritiene non aderenti alle norme islamiche.

Tra gli autori algerini più recenti sono da segnalare Mohammed Dib (1920-2003), Mālek Ḥaddād (1927-1978), Kateb Yacine (1929-1989), Henri Kréa (n. 1933), Jean Sénac (1926-1973), Rachid Boudjedra (n. 1941), Assia Djebar (n. 1936), Aḥlām Mustaġanmī (n. 1953) Tahar Djaout (1954-1993), Habib Tengour (n. 1947), M. Moulessehoul (n. 1955, conosciuto con lo pseudonimo di Yasmina Khadra), Salim Bachi (n. 1971).

Per una descrizione approfondita della letteratura algerina, consiglio il sito Sapere.it. Di seguito alcuni libri di autori algerini che ho letto.

Lontane da medinaAssia Djebar – Lontano da Medina.

La narrazione ha inizio con la morte del profeta Maometto intrecciando l’invenzione letteraria alle testimonianze dei cronisti e degli storici. La peculiarità del testo è la centralità delle donne nel racconto.

Giunti, 1991, pp. 356

 

 

 

 

figlie di ismaeleAssia Djebar – Figlie di Ismaele nel vento e nella tempesta

Testo teatrale che riprende i temi e le storie di Lontano da Medina

Giunti, 2000, pp. 143

 

 

 

 

Gente in camminoMalika Mokeddam – Gente in cammino

Discendente dai Tuareg, la “gente in cammino”, Malika Mokeddam è nata e cresciuta in un villaggio dell’Algeria meridionale, minacciata dall’integralismo islamico negli anni dell’università decide di emigrare in Francia dove diventa medico. Con questo libro riattraversa criticamente la propria vicenda personale e quella del suo paese. È in libro di cui mi sono rimasti impressi due passaggi in particolare. Il primo: “L’indipendenza fu proclamata il 3 luglio 1962. …Quel giorno tutti si alzarono presto…Bahya e Leyla si pavoneggiavano in splendide gonne con le sottogonne inamidate e gonfie. Camicie bianche, cinture e nastri rossi completavano il loro abbigliamento, con i colori intonati a quel giorno… La folla acclamava la vittoria, scandiva slogan, annunciava la nascita della libertà! Gli yu-yu delle donne fendevano le anime per depositarsi in esse come gioielli”. E il secondo, nel racconto datato ottobre 1962: “Lo scopo di tutte quelle barriere di immondizia costruite in fretta e furia era quello di nascondere le donne dagli sguardi dei vicini. All’indomani dell’indipendenza, la prima preoccupazione degli uomini fu quella di segregare, di nascondere le loro donne. Libertà, sì, ma non per tutti.”

Giunti, 1994, pp. 327

MUSICA

La musica algerina in sintesi

Il raï è il genere musicale tradizionale dell’Algeria, apparso all’inizio del XX sec., in particolare nella città di Orano. La sua origine e le sue trasformazioni sono sempre state dovute all’incontro di diverse culture.

La parola raï significa “opinione”, “avviso” o “punto di vista”. Si diffuse nell’epoca in cui il cheikh (maestro), poeta di tradizione melhoun, prodigò saggezza e consigli sotto forma di poesie cantate nel dialetto locale. Negli anni ’20/’30  si potevamo riconoscere due correnti principali: la prima, rappresentata dagli uomini (cheikh), si basava su vecchie poetiche ballate beduine, mentre la seconda, di cui erano le donne (cheikha) protagoniste era la colonna sonora dei caffé ante-guerra; è da queste canzoni licenziose che possiamo far risalire l’origine del raï moderno.

Protagonisti assoluti del raï moderno sono Bellemou Messaoud, Cheb Khaled e la fantastica Cheikha Rimitti, morta nel 2006 a 83 anni e che avevo sentito a un concerto a Milano di un paio di anni prima nel quale, nonostante l’età, esprimiva una vitalità e una sensualità incredibili.

Un bell’articolo che illustra storia e dettagli della musica algerina si trova su Orientalia.

Bellemou Messaoud

Cheb Khaled

 

Cheikha Rimitti

 

 

FILM

La battaglia di Algeri

Oltre ad avere fatto la storia della cinematografia italiana e internazionale, il film del 1966 di Gillo Pontecorvo è il film di riferimento della guerra di liberazione algerina. Interamente ambientato nella città di Algeri ha vinto il Leone d’oro alla 27ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia. Non mi sembra il caso di riportare la trama del film, ma segnalo alcune curiosità. La proiezione de La battaglia di Algeri in Francia fu proibita fino al 1971 e, con la sola eccezione di Jean Martin, tutti gli interpreti che recitano nella pellicola non sono professionisti; tra di essi anche Saadi Yacef uno dei capi del Fronte di Liberazione Nazionale algerino. 

 

Il primo uomo

Ambientato nell’Algeria occupata allo scoppio della rivolta che porterà all’indipendenza, il film di Gianni Amelio è l’adattamento del romanzo incompiuto di Albert Camus e ripercorre a ritroso le vicende di un personaggio straordinario, silenzioso e deciso, che ricerca nel proprio passato anche doloroso le convinzioni che lo hanno portato ad essere ciò che è nel presente.

Uomo di sinistra, Albert Camus si allontana dal gruppo esistenzialista guidato da Jean Paul Sartre per le sue posizioni nei confronti della rivoluzione algerina. Ho trovato molto interessante a questo proposito l’articolo  L’Antigone révolté: Camus e la “questione algerina” dove si legge: “Nessun intellettuale poteva comprendere il pensiero di Camus sulla “questione algerina”, perché nessuno possedeva il suo vissuto. Nato povero tra poveri, non distingueva un povero arabo da un povero francese, non distingueva un ricco arabo da un ricco francese. Per Camus non esisteva la categoria “arabo” e la categoria “francese”, non esisteva un’Algeria araba e un’Algeria francese, per lui esisteva la terra in cui era nato e cresciuto, e questa terra si chiamava Algeria.”.

 

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