28 Marzo 2024
Mappa-algeria
Follow by Email
Twitter
Visit Us
YouTube
YouTube
LinkedIn
Share

L’Algeria, il cui nome ufficiale è Repubblica Algerina Democratica e Popolare, è uno stato dell’Africa del nord, appartenente al Maghreb, in gran parte occupato dal deserto del Sahara. Capitale Algeri.

POPOLAZIONE

45.238.853 abitanti al marzo 2022 ( il 99% è composto da arabi e berberi, in particolare cabili e tuareg) per una superficie di 2.381.741 km² (densità 19 abitanti per km2).

La maggior parte della popolazione algerina è composta da una base etnica berbera, arricchita col passare dei secoli da elementi fenici, romani, bizantini, turchi e soprattutto arabi, infatti molti degli algerini si possono definire berberi arabizzati. Inoltre sono presenti i discendenti dei rifugiati musulmani cacciati dalla Spagna agli inizi del XVI secolo. Una discreta parte degli algerini discende invece dai turchi, la cui presenza risale al periodo ottomano. Oltre alla popolazione berbera e araba l’Algeria presenta minoranze rilevanti in diversi periodi storici (francese, italiana, maltese ed ebraica), me che oggi non superano complessivamente l’1% della popolazione.

STORIA

Preistoria

La regione dell’Algeria era una savana, abitata da popolazioni di cacciatori-raccoglitori, fino al passaggio all’economia di produzione (allevatori-agricoltori) tipica del Neolitico (VI millennio a.C.), come attestano numerose pitture rupestri, ad esempio nel Tassili n’Ajjer (estremo sud-est dell’Algeria).

Successivamente si stanziarono nell’area antiche popolazioni berbere come i Numidi (a est), i Mauri (a ovest) e i Getuli, tutti antenati degli attuali berberi.

Contrasti con Cartagine

Dal VI secolo a.C., i popoli dell’antica Algeria entrarono in rapporti alternatamente conflittuali e collaborativi con la ex-colonia fenicia di Cartagine, che tendeva a espandere il proprio dominio lungo la costa mediterranea.

Periodo romano e cristianizzazione

Dal 40 d.C. la zona dell’attuale Algeria viene integrata amministrativamente nell’Impero romano. A partire dal II secolo d.C. e certamente dal 256 d.C., la regione venne cristianizzata, presumibilmente a partire da Cartagine e dalle città della costa, e diede martiri e santi, il più famoso dei quali fu Agostino, vescovo d’Ippona.

Conquista islamica

Gli Arabi giunsero per la prima volta in Algeria nella seconda metà del VII secolo e non vi crearono insediamenti stabili fino all’VIII, anche per l’accanita resistenza dei berberi fino al 708. Ancora nel IX secolo e X secolo, i berberi aderiscono al Kharigismo come modo di opporsi politicamente agli arabi, e saranno sconfitti solo dagli Ziridi, dinastia anch’essa berbera.

L’influenza araba trasformò completamente la cultura della regione; si diffusero l’Islam e la lingua araba.

Impero ottomano

Nel 1516-1518 con Khayr al-Din Algeri accettò di diventare uno Stato barbaresco (ossia berbero) soggetto all’impero ottomano.

L’Algeria ottomana perdurò fino al XIX secolo; a questo stato si può ricondurre la moderna identità nazionale algerina (precedentemente, l’Algeria non aveva mai avuto sorti indipendenti dai vicini Tunisia e Marocco).

Colonizzazione francese

Carlo X di Francia decise a fini di politica sia interna che estera la conquista dell’Algeria. 37.000 uomini s’imbarcarono sulla flotta nel maggio 1830, sbarcarono a Sidi Ferruch il 14 giugno e occuparono Algeri il 5 luglio.

Tuttavia, i francesi dovettero fronteggiare trent’anni di ostinata guerriglia per giungere a controllare tutto il paese.

Il 14 luglio 1865 Napoleone III attribuì il diritto alla nazionalità francese (su domanda) a tutti gli indigeni algerini tra le proteste dei coloni. I francesi ebbero sull’Algeria un’influenza politica, culturale e demografica che ha pochissimi paralleli nella storia del colonialismo in Africa, tanto che nel 1947 l’Algeria sarebbe stata parificata al territorio metropolitano francese.

Guerra di indipendenza

I primi movimenti nazionalisti erano già sorti dopo la prima guerra mondiale.

Nel 1945, i primi moti furono repressi duramente dai francesi in Cabilia.

Nel 1954 in Algeria vivevano 8 milioni di algerini musulmani (arabi e berberi) e 1 milione di “francesi d’Algeria” (pieds-noirs ed ebrei) ed erano presenti diverse organizzazioni politiche indipendentiste. Il 10 ottobre dello stesso 1954 il CRUA decise di passare alle armi e formò il Fronte di Liberazione Nazionale (FLN), avente per obiettivo l’indipendenza, il cui esercito prese il nome di (ALN).

La guerra civile esplose il primo di novembre, simultaneamente a un appello radiofonico al popolo algerino, allargandosi a macchia d’olio dalla Cabilia a tutto il paese. Essendo il FLN politicamente ancora minoritario, l’ALN basava la propria azione su azioni non solo di guerriglia ma anche di terrorismo, così come d’altra parte fecero anche i francesi in diverse occasioni e che misero in atto una repressione durissima.

Il conflitto si concluse il 19 marzo 1962 con un trattato firmato ancora a Evian, che prevedeva il cessate-il-fuoco e la legalizzazione del FLN.

Algeria indipendente

Immediatamente dopo aver ottenuto l’indipendenza, l’Algeria fu scossa dai conflitti interni fra le diverse fazioni che aspiravano al potere.

Il 20 settembre 1962 si tennero le elezioni per l’Assemblea Costituente, da cui uscì vincitore Ben Bella, designato primo capo di governo dell’Algeria indipendente. Tra il 1962 e il 1963 furono vietati il Partito Comunista Algerino (PCA), ma anche le formazioni politiche di vecchi militanti del FLN come il Partito delle Rivoluzione Socialista (PRS) di Boudiaf e il Fronte delle Forze Socialiste (FFS) di Ait Ahmed.

L’8 settembre 1963, l’Assemblea Costituente emise una nuova Costituzione in cui l’Algeria veniva dichiarata repubblica presidenziale, e Ben Bella divenne presidente. Il 19 giugno 1965, il colonnello Boumedienne diede luogo al “raddrizzamento rivoluzionario” che nient’altro era se non un colpo di Stato. Boumedienne proseguì la politica socialista statalista di Ben Bella, statalizzando l’industria petrolifera nel 1971, per poi sviluppare ulteriormente la riforma agraria e istituire un servizio di assistenza nazionale. Il tutto, mantenendo il FLN come partito unico ma continuando a sottoporlo alle forze armate.

Alla morte di Boumedienne (27 dicembre 1978) salì al potere Chadli Bendjedid, il più anziano in grado fra i militari, che instaurò un regime presidenziale con mandato quinquennale del presidente.

La guerra civile

Nel 1990, le elezioni amministrative furono vinte con il 54% dal Fronte Islamico di Salvezza (FIS) di Abassi Madani e Ali Belhadj, che, guidato da Abdelkader Hachani dopo l’arresto dei primi due, si aggiudicò anche il primo turno delle successive elezioni politiche.

L’11 gennaio 1992 l’esercito prese il potere con un colpo di Stato, rendendo inevitabili le dimissioni del presidente, che Chadli annunciò alla televisione.

Seguirono due anni di repressione, censura dell’informazione e arresti di natura politica: sospese molte garanzie costituzionali, migliaia di militanti del FIS furono incarcerati; il 4 marzo 1992 il FIS fu dissolto. L’immediata reazione islamista al colpo di Stato fu la formazione del Movimento Islamico Armato (MIA) dedito alla guerriglia contro l’esercito e la polizia nelle montagne e del più radicale Gruppo Islamico Armato (GIA) nelle città (soprattutto ad Algeri e dintorni). Il 30 gennaio 1994 divenne Capo dello Stato il generale Liamine Zéroual, già ministro della difesa dal luglio 1993, che favorì la riconciliazione.
A sorpresa, l’11 settembre 1998 Zéroual annunciò le dimissioni.

Le elezioni presidenziali del 15 aprile 1999 videro la vittoria di Abdelaziz Bouteflika, erede politico di Boumedienne, presidente fino all’aprile 2019.

Le primavere algerine

La primavera del 2001 venne contrassegnata da grandi movimenti di piazza nella regione della Cabilia, che si estesero fino a reclamare maggiore libertà e democrazia. Questo movimento venne represso con estrema durezza.

Nel 2005 è stata approvata con un referendum la Carta per la pace e la riconciliazione nazionale che prevede l’amnistia per gli ex combattenti, oltre a risarcimenti per le famiglie delle persone scomparse e per quelle dei combattenti morti. DI fatto viene di fatto imposto il silenzio sui dieci anni di guerra civile.

Nel contesto delle proteste nel mondo arabo avvenute in numerosi stati del Nordafrica e del Vicino Oriente tra la fine del 2010 e i primi mesi del 2011, avvennero proteste anche in Algeria. Nel gennaio 2010 ci furono scontri tra manifestanti e polizia ad Algeri, dove il partito di opposizione “Raggruppamento per la Cultura e la Democrazia” capeggiava le proteste.

Situazione attuale (settembre 2021)

Nel febbraio 2019 nuova ondata di proteste e manifestazioni contro il presidente (Interessante leggere l’intervista rilasciata dallo scrittore algerino Yasmina Khadra in esilio in Francia). Nuove elezioni vengono richieste dai manifestanti che per settimane protestano in tutto il paese contro il governo e che poi avevano ottenuto le dimissioni di Abdelaziz Bouteflika, in carica per quasi 20 anni e che morirà il 17 settembre 2021.

Dopo le rivolte, la popolazione mostra però uno scarso interesse per il contesto politico, tanto che nelle ultime elezioni del giugno 2021 per l’Assemblea nazionale l’affluenza al voto non ha superato il 23% degli aventi diritto (confermando un trend che si era già manifestato in occasione, novembre 2020, del referendum popolare per il cambiamento della Costituzione). La maggioranza è andata al Fronte di liberazione nazionale (Fln), il partito nazionalista che ha dominato la scena politica algerina fin dall’indipendenza, cui ha fatto seguito un blocco di candidati indipendenti, il partito islamista moderato “Movimento per la Società della Pace” e il Raduno democratico nazionale (Rnd), vicino al Fln.

Anche l’Algeria è stata colpita dalla pandemia Covid-19 e l’emergenza ha ulteriormente rallentato il processo politico di rinnovamento.

Per un approfondimento sulla situazione attuale consiglio la lettura dell’articolo La calda estate dell’Algeria.

INFORMAZIONI PRATICHE

INFORMAZIONI PRATICHE 

Viaggiare-sicuri-Algeria

ORDINAMENTO DELLO STATO

Secondo la Costituzione (del 1976, modificata nel 1979 ed emendata nel 1988, 1989, 1996 e 2016), l’Algeria è una repubblica presidenziale democratica, sebbene di fatto il ceto militare eserciti ancora una grande influenza.

La costituzione consente libertà di organizzazione dei partiti politici, purché approvati dal Ministero dell’interno che verifica che non siano su base confessionale, linguistica, razziale o regionale e che non ammettano né la violenza né influenze straniere.

Il potere esecutivo è ripartito tra Presidente e Primo Ministro; il potere giudiziario è costituito da magistrati di nomina presidenziale.

ECONOMIA

L’Algeria ha avuto a lungo un’economia ispirata al socialismo di stato. A partire dagli anni novanta il governo ha iniziato la transizione verso l’economia di mercato.

Il settore energetico, in particolare l’estrazione dei combustibili fossili, costituisce l’ossatura dell’economia algerina, generando circa il 30% del prodotto interno lordo e oltre il 95% del valore delle esportazioni. Il paese è il 17º al mondo per riserve petrolifere, stimate in 12,2 miliardi di barili. Altresì abbondanti le riserve di gas: con oltre 4500 miliardi di metri cubi l’Algeria è al 10° posto al mondo.

PATRIMONI DELL’UMANITÀ IN ALGERIA

L’Algeria dispone di un importante patrimonio culturale tanto che ben sette dei suoi siti sono stati inseriti nella Lista dei patrimoni dell’umanità dell’UNESCO:
Qal’a dei Banu Hammad (1980)
Djémila (1982)
Valle di M’Zab (1982)
Tassili n’Ajjer (1982)
Timgad (1982)
Tipasa (1982)
Qasba di Algeri (1992)

Per informazioni sulla letteratura e la musica vai all’articolo Algeria – Guide, letture, musiche e film.

Follow by Email
Twitter
Visit Us
YouTube
YouTube
LinkedIn
Share

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *