
Il Kazakhistan, ufficialmente Repubblica del Kazakhistan, è uno Stato dell’Asia centrale (anche se formalmente una parte si trova a ovest della linea degli Urali e quindi nel continente europeo). La capitale è Nur Sultan (nome acquisito da Astana nel 2019 in onore del presidente Nursultan Nazarbakiev; fino al 1997 la capitale era Almaty, che rimane comunque la città più popolosa del Paese).
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POPOLAZIONE
19.724.856 al dicembre 2020, su una superficie di 2.724.921 km2 (densità 7,2 abitanti per km2).
I principali gruppi etnici del Kazakistan sono due: i kazaki e i russi. Fino al 1989 nessuno dei due gruppi aveva la maggioranza assoluto, ma a seguito delle migrazioni seguite alla dissoluzione dell’Unione Sovietica, i russi rappresentano oggi solo il 21% della popolazione.
Seguono minoranze uzbeche, ucraine, uigure, tatare e tedesche, questi ultimi presenti un tempo in numero molto consistente. Infine vi si trovano etnie minori, quali i coreani, i turchi, gli azeri, i bielorussi, i dungani e altri ancora.
La suddivisone etnica della popolazione si riflette sul credo religioso: circa il 70% è di fede islamica sunnita mentre il 26% appartiene alla Chiesa ortodossa russa, il restante 4% professa culti minoritari, in maggioranza ebraismo e buddismo.
STORIA
Preistoria ed epoca antica
L’area dell’attuale Kazakhistan risulta abitata fin dal paleolitico inferiore (da 2,6 milioni di anni fa a 300.000 anni fa) da due popolazioni: una nella zona di Karatau (centro meridionale) e l’altra a settentrione. Le prime culture si sviluppano durante l’età dei metalli (a partire da circa 5000 a.C.) con la diffusione dell’agricoltura, dell’allevamento e della lavorazione dei metalli.
È nell’età del bronzo (3000-1100 a.C.) che da allevatori dediti alla transumanza, gli abitanti della regione iniziano a fondare villaggi trasformandosi in seminomadi con contatti e scambi con l’Asia mongola, l’Europa orientale e le popolazioni degli altopiani iranici.
Medioevo e Khanati
Nell’Alto Medioevo (V-XI secolo) si assiste a un progressivo inurbamento delle popolazioni dell’area meridionale mentre la zona nord occidentale viene occupata dall’Impeto Kazaro (i Kazari sono ariani di idioma turco che si insediano nelle steppe del sud-est russo a partire dal VII secolo). Dal IX secolo l’intera area viene islamizzata mentre nel XIII secolo viene invasa dai mongoli che distruggono i regni nel frattempo formatisi.
A partire dal XV secolo l’area entra a far parte di diversi khanati (principati) che si sviluppano in Asia centrale per andare poi a costituire il Khanato Kazakh: grazie all’opera unificatrice di stirpi di etnia diversa ad opera, prima del khan Kerei (dal 1465) e poi del khan Janibek (dal 1473). Il Khanato Kazakh reggerà fino al 1847, nonostante varie invasioni, tra cui quella dei Calmucchi, e anche se a partire dal 1718 il potere passerà nelle mani di khan originari delle steppe mongole.
Dall’Impero Russo all’URSS
A partire dalla fine del 1700 l’influenza russa nell’area aumenta sfruttando le divisioni tra tribù e tra il 1820 e il 1850, nonostante la lotta di diversi gruppi, l’area viene definitivamente annessa dall’Impero Russo con conseguente processo di russificazione. Dopo la Rivoluzione d’Ottobre e la dissoluzione dell’Impero Russo il movimento nazionale di ispirazione islamica Alash Orda proclama la propria indipendenza ; nel 1920 entra a far parte della Repubblica Socialista Federativa Sovietica Russa per divenire poi, nel 1936 una repubblica a se stante (Repubblica Socialista Sovietica Kazaka) all’interno dell’URSS.
L’indipendenza e il “regno” di Nursultan Nazarbaev
Il 25 ottobre del 1990 il Kazakistan proclama la propria sovranità dichiarandosi indipendente dall’Unione Sovietica, per aderire poi il 16 dicembre 1991, aderendo alla Comunità Stati Indipendenti (CSI).
Già membro del Politburo sovietico, Presidente del Soviet Supremo della Repubblica Socialista Sovietica Kazaka e Primo Segretario del Partito Comunista del Kazakistan, dal 1990 Nursultan Nazarbaev viene eletto presidente e mantiene l’incarico fino al 2019 creando un regime autoritario e personalistico.
Nel 1997 il governo trasferisce la capitale ad Astana (ribattezzata Nur-Sultan il 23 marzo 2019); precedentemente la capitale era Almaty, la città più popolosa del Kazakistan, fino al 1993 denominata Alma-Ata.
Il Kazakhistan, fin dalla sua indipendenza, ha aderito ai principali meccanismi di cooperazione regionale sostenuti dalla Russia, ma ha progressivamente cercato di trasformarsi in catalizzatore dello sviluppo economico regionale per creare un’Unione euroasiatica in grado di cooperare e competere con Unione Europea, Cina e USA. Nonostante la relazione privilegiata con la Federazione Russa, il Kazakistan ha rafforzato le relazioni con gli interlocutori euro-atlantici e con la Repubblica Popolare cinese (la creazione della Nuova Via della Seta fu annunciata al mondo da XI Jinping nel 2013 proprio ad Astana).
Dal 1992 il Kazakhistan fa parte dell’Organizzazione del Trattato di Sicurezza Collettiva (CSTO) che conta 6 membri (Russia, Bielorussia, Armenia, Kazakistan, Tagikistan e Kirghizistan) e prevede una clausola di solidarietà in caso di aggressione esterna.
La rivolta kazaka del 2022
All’inizio del 2022 i prezzi del gas liquido sono raddoppiati nel giro di poche ore: dato che il 90% dei trasportatori kazaki utilizza il gpl, l’effetto immediato è stato un aumento indiscriminato dei prezzi dei generi alimentari e degli altri prodotti. Aumenti che si sono inseriti in un’economia resa precaria per i ceti più deboli a causa della pandemia e dei conseguenti lockdown negli ultimi due anni. Questa situazione scatena sommosse nel paese e in particolare ad Almaty.
E per la prima volta il CSTO è intervenuto per sedare le sommosse e lo ha fatto su richiesta del presidente Kasym-Jomart Tokaev (scelto nel 2019 da Nazarbaev quando il vecchio leader, ormai ultra ottantenne, ha preparato una “successione” che salvaguardasse tutto il suo “cerchio magico” costruito in 30 anni di potere). Perché Putin ha accettato di inviare 2.000 soldati per aiutare il Paese amico, quando non lo aveva mai fatto in precedenza (neanche quando due anni fa l’Armenia fece la stessa richiesta quando si confrontava con l’Azerbaijan per il Nagorno Karabakh)? Formalmente perché quello in atto in Kazakhistan era, secondo quanto dichiarato da Putin, un vero e proprio attacco allo Stato e le proteste pacifiche si erano trasformate “in violenti disordini e atti di terrorismo” che “non sono né il primo né l’ultimo tentativo di intromettersi nella regione dall’estero” (il CSTO prevede un intervento non se ci sono proteste interne, ma se ci sono attacchi dall’estero). In realtà il problema principale di Putin era quello di mantenere la stabilità dell’area confermando la propria autorità senza lasciare spazio alle mire di Turchia e Cina: Erdogan è interessato all’area per motivi politico-culturali visto che i kazaki parlano una lingua turca; Xi Jinping è interessato a esercitare la propria influenza sul paese per motivi geopolitici dato che il Kazakhistan confina con lo Xinjiang, l’area ribelle degli uiguri. E questo Putin, concentrato sui problemi in Europa e sull’Ucraina (come dimostrerà l’invasione di un mese dopo), non poteva permetterselo.
L’intervento russo ha immediatamente sedato la rivolta ma ha avuto un “effetto collaterale” non secondario: Tokaev si è definitivamente sbarazzato di Nazarbaev e delle personalità a lui fedeli (accusandole di connivenza con i rivoltosi).
In questo modo Putin ha dimostrato il suo ruolo nel “saper mantenere la stabilità” (e il silenzio dell’Occidente deve avergli dato la percezione che qualcosa di simile sarebbe potuto avvenire anche in Ucraina) e il sessantanovenne Tokaev ha consolidato il proprio potere.
INFORMAZIONI PRATICHE
Per informazioni pratiche e aggiornate sulla situazione del paese dal punto di vista sanitario e della sicurezza, visitare la pagina del Kazakhistan del sito Viaggiare sicuri della Farnesina.
ORDINAMENTO DELLO STATO
È una repubblica presidenziale, in cui il presidente è eletto con mandato popolare ogni 5 anni, è il capo dello stato e nomina il capo del governo. Il potere esecutivo è esercitato dal governo. Il potere legislativo è conferito sia al governo sia alle due camere del parlamento. La soglia per l’accesso al parlamento è del 7% e per moltissimi anni l’unico partito rappresentato era il Nur Otan (il partito di cui era leader Nazabaiev). Nel 2002 una legge ha stabilito requisiti molto severi per il mantenimento dello status giuridico di un partito politico, che ha abbassato il numero dei partiti legali da 19 nel 2002 a 8 nel 2003.
Il 9 giugno 2019 si sono svolte le ultime elezioni presidenziali anticipate a seguito delle dimissioni di Nursultan Nazarbaiev ed è stato eletto il suo “delfino” Kasym-Jomart Tokaev.
Il potere giudiziario, lontano dall’essere indipendente, ha protetto gli appartenenti ai circoli governativi colpendo l’opposizione politica e quella parte della società civile e dei media critica verso l’esecutivo.
Il Kazakistan è suddiviso in 14 regioni (oblystar, al singolare oblysy) e 3 città a statuto speciale (qalalar e al singolare qalasy); le regioni sono poi ulteriormente suddivise in distretti (aýdandar).
ECONOMIA
L’economia si basa principalmente sugli idrocarburi e sulle attività correlate al settore estrattivo, in particolare gas e petrolio di cui il Kazakhistan possiede ingenti riserve. Il paese è inoltre il secondo produttore mondiale di cromo e tra i maggiori produttori di piombo, rame e zinco.
La ricchezza di materie prima ha consentito al paese di superare più rapidamente di altri paesi la devastante crisi seguita al crollo dell’economia pianificata dell’URSS, ma l’economia del Kazakhistan rimane fortemente legata al prezzo del petrolio, quindi la sfida per il paese è una maggiore diversificazione produttiva.
Un aspetto che è interessante tenere sotto controllo è quello del ruolo del Kazakhistan nel mining dei bitcoin: sulla base degli ultimi dati disponibili, risalenti ad agosto 2021, il 18% di tutti i calcoli per svolgere questa attività avviene nel Kazakhistan che è così diventato il secondo paese, dopo gli USA, nell’estrazione di criptovalute. Questa trasformazione è dovuta soprattutto al fatto che la Cina ha deciso di reprimere il mining nel Paese e di rendere illegali tutte le transazioni con le criptovalute; il Kazakistan, con i suoi prezzi dell’energia e il suo clima, ha attirato i miner i cui computer sono fortemente energivori e richiedono ingenti investimenti nei sistemi di raffreddamento (per cui le basse temperature del Kazakhistan sono ideali). La crisi politica di gennaio 2022 ha dato un duro colpo a questa attività avendo il governo bloccato per alcuni giorni l’accesso a Internet in tutto il paese, chiusura che ha causato un abbassamento dell’ hash rate (termine tecnico che viene usato per descrivere la potenza di calcolo di tutti i miner nella rete bitcoin).
PATRIMONI DELL’UMANITÀ IN KAZAKHISTAN
I siti attualmente inseriti nella Lista dei patrimoni dell’umanità dell’UNESCO sono 5, ma sono numerosi quelli in lista d’attesa: