di Terence Ward
Nel 1998 la famiglia dell’autore che, negli anni Sessanta, aveva vissuto a Teheran e che, dalla caduta dello Scià e dall’inizio della Rivoluzione islamica, non vi aveva messo più piede, decide di approfittare delle aperture del neopresidente iraniano Khatami per intraprendere un viaggio in Iran. Ma questo viaggio nella memoria è anche un viaggio alla ricerca di Hassan: Hassan Ghasemi era il cuoco e giardiniere della famiglia e con lui si era stabilito un rapporto che andava ben al di là del tradizionale rapporto di lavoro.
La famiglia Ward, padre, madre e quattro fratelli, arriva in Iran con qualche timore (del resto l’America era pur sempre ancora il Grande Satana), ma è anche una famiglia anticonformista e progressista (i genitori avevano lasciato gli USA quando imperversava il Maccartismo; la curiosità e la ricerca dell’incontro avevano caratterizzato il loro girovagare per il mondo). Appena arrivati nel paese della Rivoluzione Islamica ritrovano immediatamente la caratteristica ospitalità iraniana e iniziano il loro viaggio di ricerca immergendosi nei colori, nei sapori e nelle meraviglie di questo paese dalla bellezza commovente. Terence Ward trasforma il viaggio in un’occasione per far immergere il lettore nella cultura, nella storia e nelle religioni iraniane. Un racconto scevro di pregiudizi che mi ha riportato ai giorni trascorsi in Iran in una bella ma troppo breve vacanza, facendomi rivivere i giorni trascorsi nelle sue splendide città, incontrando una popolazione orgogliosa della propria storia e cultura ma anche molto curiosa nei confronti dello “straniero” che è sempre gradito ospite.
Un libro che mi ha talmente immerso in quella cultura da desiderare di cucinare una cena interamente iraniana (complici anche alcuni “segreti” che Hassan rivela a uno dei fratelli Ward) pochi giorni dopo averlo terminato.
2003, Ponte delle Grazie, 351 pp