
Lo so benissimo che non bisognerebbe confondere l’opera con l’artista, ma dopo essere entrati in contatto con Dora Maar, la sua sofferenza, la sua solitudine, la sua psicosi mi è difficile riuscire a guardare i dipinti di Picasso con la stessa meraviglia di prima. Vedo la stessa Guernica attraverso la lente di Dora e anche quest’opera immensa non è più la stessa.
Dora è una fotografa, autrice di collage e fotomontaggi di matrice surrealista, già affermata quando ha la sfortuna di incontrare Pablo Picasso che la convince a lasciare la fotografia per dedicarsi alla pittura. Mentre Dora eccelle nella prima, la sua produzione pittorica è modesta e l’uomo-Picasso infierisce sulla sua fragilità (come farà, o cercherà di fare, con tutte le donne che hanno a che fare con lui… ma anche con il figlio o con chi mostra una qualche debolezza). La loro relazione durò quasi nove anni e terminò quando il pittore le preferì la giovanissima Françoise Gilot.
Pur non suicidandosi, come fu per altre amanti di Picasso, Dora cadde in una profonda depressione in seguito alla quale fu ricoverata in una clinica psichiatrica dove fu sottoposta a numerosi elettroshock. Della sua relazione con il pittore del quale quest’anno ricorre il cinquantenario della morte: “Io non sono stata l’amante di Picasso. Lui era soltanto il mio padrone”.
Ritratto di Dora M. è un monologo della bravissima Ginestra Paladino che ci presenta le tre Dora con le quali la fotografa ha attraversato la vita: Dora raggiante musa dei surrealisti, la donna che gioca coi coltelli; Dora, la donna che piange nei ritratti di Picasso; Dora la reclusa, mistica piegata nel corpo dall’artrosi, ma sempre più raffinata nello spirito.
Anche la scenografia è degna di nota.
Dati artistici
parole Fabrizio Sinisi
regia Francesco Frongia
con Ginestra Paladino
musiche originali Carlo Boccadoro
scene e costumi Erika Carretta
disegno luci Sarah Chiarcos
suono Silvia Laureti
assistente alla regia Michele Basile
la maschera del Minotauro è di Mimmo Paladino
produzione Teatro Filodrammatici di Milano, Fondazione Teatro Due
crediti fotografici Lorenzo Palmieri