29 Settembre 2023
Riccardo III
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Come massacrare una delle opere che più scavano nell’intimo dell’animo umano. Premesso che su Riccardo III io sono molto esigente perché è forse il lavoro che più amo di Shakespeare, ma qui siamo al di là del minimo sindacale. Prima di tutto le libertà che si è preso Ármin Szabó-Székely nell’adattamento del testo sono veramente eccessive. Va bene voler attualizzare per dare una dimensione moderna a un dramma dove è messo in scena l’animo umano, in una rappresentazione che va al di là del tempo in cui il dramma è stato concepito, ma quando vai a vedere un’opera la devi riconoscere, ci sono dei passaggi che non possono essere completamente stravolti.

A partire dall’inizio. “Ormai l’inverno del nostro scontento s’è fatto estate radiosa ai raggi di questo sole di York”, così inizia il dramma, con la solitaria entrata in scena di Riccardo e il monologo del duca di Gloucester non può essere posticipato, non ce n’è motivo e, soprattutto, perde tutta la sua potenza.

Per non parlare del finale. Immagino che la scelta di far chiedere in sposa la moglie del fratello invece della figlia sia dovuta al tentativo di semplificazione evitando di introdurre un altro personaggio: ma Riccardo vuole sposare la figlia del fratello per consolidare la propria posizione, a che gli servirebbe sposare la moglie del fratello? E poi… il pistolotto finale ma che roba è? Shakespeare ha terminato sì l’opera con un pistolotto (come quasi sempre del resto) che “chiude” definitivamente la guerra delle due rose, che logica aveva aggiungere quei quasi cinque minuti di senso completamente opposto?

E quindi ero talmente incazzata per gli inutili, e a volte ridicoli, adattamenti che non ho apprezzato né la scenografia né gli attori. In ogni caso Paolo Pierobon non mi è sembrato all’altezza del ruolo però effettivamente non so se era lui o l’adattamento; fatto è che il suo Riccardo è un ometto decisamente poco interessante mentre uno degli aspetti più sconvolgenti del dramma scritto da Shakespeare è che questo cattivo per eccellenza ti affascina fin dall’inizio e alla fine cambia la tua stessa percezione del “male”.

Dati artistici

da William Shakespeare
adattamento Ármin Szabó-Székely
traduzione Tamara Török

regia Kriszta Székely

con Paolo Pierobon, Matteo Alì, Stefano Guerrieri, Manuela Kustermann, Lisa Lendaro, Nicola Lorusso, Alberto Boubakar Malanchino, Elisabetta Mazzullo, Nicola Pannelli, Marta Pizzigallo, Francesco Bolo Rossini, Jacopo Venturiero e con, in video, Alessandro Bonardo, Tommaso Labis

scene Botond Devich
costumi Dóra Pattantyus
luci Pasquale Mari
suono Claudio Tortorici
video Vince Varga
assistente luci Gianni Bertoli
©photo Luigi De Palma

produzione Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale / Teatro Stabile di Bolzano / ERT – Teatro Nazionale

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