Un piccolo stacco primaverile guidando tra l’Alsazia e la Borgogna con tappa finale a Lione.
La nostra meta principale è l’Alsazia, ma dato che siamo a Cinzago, sul lago Maggiore, decidiamo di fare una prima sosta a Basilea.
In tutto siamo stati in giro 7 notti e qui potete scaricare il programma dettagliato con il chilometraggio.
Indice degli argomenti
Basilea, la città dei musei
Vari amici ci hanno detto essere una città piacevole e confermo il giudizio, carina e valeuna sosta se si è di passaggio. Quello che sicuramente merita una visita è il museo d’arte Kunstmuseum , ma la nostra è veramente una breve sosta, proprio un “tocca e fuggi” e abbiamo solo il tempo per una passeggiata in centro.
Marktplatz è il cuore di Basilea: è l’antica piazza del mercato, centro commerciale cittadino per diversi secoli. È circondata da vari edifici dove primeggia il palazzo del Municipio di color rosso acceso con splendide decorazioni opera del pittore tedesco Hans Bock.
Vale la pena una passeggiata nella Imbergässlein, vietta in cui un tempo vivevano mercanti di spezie di Basilea e caratterizzata da numerosi scalini, con belle decorazioni sugli edifici, soprattutto in prossimità di porte e finestre.
A pochi passi la porta medievale Spalentor, edificata nel 1400. E merita un’occhiata il paesaggio dalle sponde del Reno con il Mittlere Brucke, il ponte più antico della città, inaugurato nel 1226 e che congiunge le due sponde. E poi la Cattedrale, mix di stile gotico, romanico e neogotico al cui interno ci sono le spoglie di Erasmo da Rotterdam.
La Cité du Train a Mulhouse, come tornare bambini
La Cité du train a Mulhouse (vedi qui orari di apertura) è il più grande museo ferroviario d’Europa creato nel 1971 e ripercorre la storia delle ferrovie in Francia fin dalle origini. La Cité du Train ospita una straordinaria collezione di un centinaio di locomotive, vagoni e treni e non mancano i plastici con riproduzioni di tutte le dimensioni.
Sono bellissimi i treni d’epoca con i loro arredi di lusso, vagoni ristorante e vagoni-letto dove ci si perde immaginando viaggi immersi in un’atmosfera d’altri tempi.
Una visita normale richiede un paio di ore.
Le case a graticcio dell’Alsazia
Usciti da Mulhouse, andiamo all’Hotel de l’Ange a Niedermorschwihr: è vicinissimo a Colmar, dove passeremo la giornata di domani, e sicuramente più economico che alloggiare nella più famosa cittadina. Sempre in questo piccolissimo borgo abbiamo cenato entrambe le sere: la prima abbiamo cenato, benissimo, nel ristorante dell’Hotel; la seconda ci siamo spostati di pochi passi al Caveau Morakopf dove, tra le altre cose, abbiamo gustato un’ottima trippa al Reisling.
Prima di iniziare il giro, meglio imparare qualcosa delle case a graticcio, le caratteristiche abitazioni alsaziane. Si tratta di edifici caratterizzati da intelaiature in legno, a vista, collegate tra loro in diverse posizioni (orizzontali, verticali o oblique). Gli spazi fra le travi sono generalmente riempiti da particolari composti di legno e limo, da pietre o da laterizi, dunque da elementi non portanti. Pur essendo stato utilizzato nelle più svariate epoche e in diversi continenti, questo metodo di costruzione è tipico soprattutto dell’Europa centrale, dove venne edificato dal Medioevo all’Ottocento (in tedesco Fachwerkhaus). Il principio fu applicato anche alle costruzioni di chiese minori. La versione francese della casa con intelaiatura a traliccio, la Maison à colombages, o a Pans de bois, è diffusa in diverse regioni soprattutto settentrionali del Paese (come la Champagne e la Piccardia, a ovest in Bretagna, ma anche al Centro, in Borgogna e più a sud in Midi-Pyrénées). Stili distinti si trovano in Alsazia, il cui modello rientra in quello tedesco alemannico mentre nelle regioni centrali il modello tipico è quello di travature disposte a losanghe.
Colmar, un intreccio di canali
Inutile seguire un percorso preciso, meglio perdersi tra i suoi vicoli medievali e passeggiare sui ponti che collegano i canali che la caratterizzano e che le hanno fatto guadagnare il titolo di Piccola Venezia di Francia.
Lungo le vie acciottolate e lungo i canali del quartiere Petite Venice si susseguono le case colorate a graticcio, con i tetti spioventi e ogni via prende il nome delle corporazioni che qui avevano la loro attività: Quai de la Poissonnerie, dove si estendeva il vecchio distretto dei pescatori, una categoria molto potente, dal commercio vivace e chiassoso; Rue des Vignerons, la strada dei viticoltori, un’altra fiorente corporazione medievale. Da non perdere lo scorcio che si gode dal ponte di Rue Turenne o dal Pont st-Pierre.
Nel quartiere dei Conciatori, che si sviluppa intorno a Rue des Tanneurs, si trova un’alta concentrazione di case a graticcio risalenti al XVII e XVIII secolo e pittoreschi canali. In queste viuzze strette si trovava la corporazione dei conciatori che usavano i primi piani delle case come laboratori per asciugare le pelli. Tra i palazzi da segnalare per le stupende facciate, la Sala del Mercato, il Palazzo di Giustizia e l’Hotel des Chevaliers de St. Jean, costruito in un insolito stile veneziano.
La Cattedrale di Sant Martino è uno splendido esempio di architettura gotica alsaziana e domina una delle piazze più caratteristiche del centro storico: da segnalare il portale della facciata, riccamente decorato con un rilievo raffigurante l’Adorazione dei Magi e il Giudizio Universale.
La Maison des Têtes è una delle più antiche case di Colmar, risalente al periodo rinascimentale e prende il nome dalla quantità, 106, di teste scolpite, umane e animali, che spuntano dalla sua facciata. All’angolo della pittoresca Rue des Marchands, la via dei Mercanti, si trova la Maison Pfister, un tipico edificio alsaziano, con la classica struttura in pietra e legno, ma con una significativa novità stilistica: la casa ad angolo presenta una grande finestra sporgente, chiamata in gergo “erker”, con lunghe balconate che percorrono le due facciate riccamente affrescate e una torretta ottagonale con in cima una cupola a graticcio.
Koïfhus, la Vecchia Dogana, è il più antico edificio di Colmar. Le caratteristiche più pittoresche di questo palazzo storico sono sicuramente il tetto spiovente ricoperto di maioliche colorate, il portale sormontato da un’aquila a due teste, la torretta ottagonale e i porticati che sorreggono una balconata in legno.
Una tappa imperdibile è sicuramente il mercato coperto, un imponente edificio in ferro e ghisa risalente al 1865, affacciato sul fiume Lauch. Da martedì a domenica, il mercato di Colmar è un tripudio di prodotti tipici locali.
Eguisheim, piccolo borgo delle fontane
Nonostante le sue dimensioni veramente limitate, Eguisheim merita una sosta con le sue stradine pittoresche, i cortili colorati, i balconi fioriti e le cantine dove degustare vini e prodotti locali.
Una delle caratteristiche del centro di Eguisheim è la doppia cinta muraria, costruita a scopo difensivo in epoca medievale: da qui parte un reticolo di case che si sviluppa in maniera concentrica.
Un punto importante del villaggio è la chiesa parrocchiale dedicata a Saint-Pierre e Saint-Paul: venne costruita in stile romanico, ma è stata rimaneggiata con aggiunte gotiche nel 1220. Lo Chateau de Saint-Léon-Pfalz: si affaccia sulla piazza principale del paese ed è circondato da una cinta muraria a forma ottagonale.
Borgo delle fontane, se ne trovano in ogni piazza, la più bella è la Fontana di Saint-Léon, una delle più grandi della regione, al centro della piazza principale del paese. Deliziose anche quella in piazza del Mercato, risalente al 1557, la Fontaine de la Porte Basse, costruita nel 1841.
Infine, alzando lo sguardo verso le dolci colline circostanti si notano le rovine medievali di tre eleganti manieri, di cui oggi rimangono solamente alcune parti.
Kaysersberg, città fiorita
Situata a 820 metri di altitudine, Kaysersberg vanta il titolo di Città fiorita, in effetti balconi, giardini e finestre sono un tripudio di fiori.
Anche qui, come negli altri borghi visitati, vale la pena girare senza una meta precisa, il paesino è veramente piccolo e non si rischia di mancare alcuna delle sue parti caratteristiche a partire dal ponte fortificato che rappresenta l’ingresso principale al piccolo borgo: costruito in arenaria rosa nel 1514, proteggeva la città dalle possibili aggressioni provenienti dalle zone germaniche.
Dal ponte si gode della vista sul fiume, sui negozi e le case della via principale nonché sul Castello di Kaysersberg. Costruito tra il XIII e il XVI secolo, è un esempio di fortezza di guarnigione che all’epoca, grazie alla posizione strategica, permetteva di sorvegliare l’intera valle.
La strada principale del paese è costeggiata da molti edifici antichi e finemente decorati: facciate a graticcio, tetti spioventi, bovindi e statue scolpite. Da non perdere il Badhus (stabilimento balneare al n. 103) che servì da locanda nei secoli XVII e XVIII prima di diventare terme comunali. Sempre sulla via principale si trova la chiesa di Sainte Croix, accanto al municipio, di fronte alla fontana in arenaria gialla, sormontata da una statua dell’Imperatore Costantino, risalente al XVI secolo.
Riquewihr, case, case, case
Viuzze acciottolate, case colorate, glicini che si aggrovigliano ai balconi, cascate di fiori colorati, fontane, torri: anche Riquewihr sembra uscito da una fiaba dei fratelli Grimm.
L’Hôtel de Ville municipio è il punto di partenza per visitare il villaggio, costruito nel 1809 nel punto dove un tempo si trovava l’antica porta inferiore della Città Vecchia. Dopo aver attraversato l’arco al centro del palazzo comunale, inizia una lunga strada in leggera salita, lungo la quale si possono ammirare alcune belle case: prima fra tutte la Maison de Hansi, una delle più alte case con facciata a graticcio di tutta l’Alsazia; segue la Maison Irion, risalente al ‘600 con un bel balcone angolare; la Maison Preiss Zimmer, un tempo ospitava l’antichissima Locanda della Stella, del 1686; la Maison Liebrich (1535) nel cui cortile, corredato di ballatoi in legno e balaustre si trova un pozzo del 1603 e un enorme torchio del 1817; di fronte, la casa Behrel con un grazioso bovindo del 1514 sormontato da una parte aggiunta nel 1709.
Proseguendo lungo la via principale si arriva alla Torre Dolder, alta 25 metri che un tempo serviva come punto di avvistamento dei nemici e luogo strategico per la difesa del borgo. La torre possiede un’insolita peculiarità: dall’esterno della cinta muraria ha tutte le caratteristiche di un’imponente struttura difensiva con una facciata massiccia e strette feritoie mentre dall’interno del paese, assume l’aspetto di un’abitazione alta quattro piani con finestre fiorite e decorazioni in legno.
Oltre la torre si innalza anche la Porta Alta, costruita nel XVI secolo per rinforzare le difese militari della città.
Ribeauvillé, cittadina rinascimentale
Situata sulla Strada del Vino, tra i vigneti e le montagne, Ribeauvillé è una cittadina un po’ più grande dei borghi che abbiamo visto finora, dominata dalle maestose rovine dei Tre Castelli dei Signori di Ribeaupierre e disseminata di piazze rinascimentali decorate con ricche fontane.
La Grand’Rue è l’arteria principale sulla quale si affacciano gli edifici più interessanti e le piazzette più caratteristiche, ognuna corredata da una fontana, come la Fontana del Vignaiolo, costruita per celebrare l’arte vinicola della zona. Il centro storico è circondato da una cinta muraria parzialmente conservata e caratterizzato da una serie di edifici medievali.
Maison Pfifferhus è una delle più pittoresche case a graticcio della cittadina, risale al 1663 e sulla sua facciata riccamente decorata, si trova un bovindo con due statue raffiguranti la Vergine Maria e l’arcangelo Gabriele. In epoca medievale questa casa era il punto di ritrovo dei menestrelli.
La piazza del Municipio rappresenta il confine naturale tra la parte alta e bassa della città. Attorno alla piazza si affacciano alcuni dei più importanti edifici di epoca rinascimentale come il Municipio e la fontana dei Cervi, del 1536. Di fronte al municipio si trova il Convento degli Agostiniani, ottimo esempio di architettura gotica che oggi ospita le suore della Divina Provvidenza.
La Tour des Bouchers (parte inferiore realizzata nel 1290 e parte superiore nel 1536) per secoli ha svolto il ruolo di accesso difensivo fra la parte alta e bassa della città: nel Medioevo il borgo fu diviso in quattro zone fortificate, collegate da torri e porte che consentivano un passaggio controllato da un distretto all’altro. Questa torre in particolare, oltre che da punto di avvistamento, fungeva anche da campanile e da prigione. Il suo nome, Torre dei Macellai, deriva dall’attività della congregazione dei macellai che svolgeva l’attività in questa zona.
Piacevole una sosta nella piccola ma deliziosa Place de la Sinne sulla quale si affacciano bei palazzi a graticcio con tenui colori pastello: la locanda del Sole, un tempo punto d’incontro cittadino, oppure la locanda della Pecora che fungeva da stazione di posta.
Nei dintorni di Ribeauvillé si può seguire un breve ma interessante itinerario chiamato il Circuito dei tre castelli: si tratta di ammirare tre splendidi esempi di architettura fortificata, immersi fra colline e vigneti. In circa 3 ore a piedi (andata e ritorno) e 9 km di percorrenza, si possono vedere da vicino le rovine del Castello di Saint-Ulrich, arroccato su una collina con tanto di cinta muraria, cappella e torre, il Castello di Giersberg, costruito intorno alla metà del Duecento e raggiungibile a piedi attraversando un magnifico bosco e infine Castello di Haut-Ribeaupierre, sormontato dal monte Taennchel e importante baluardo difensivo della città durante la Guerra dei Cent’anni. Noi però non lo abbiamo fatto e abbiamo preferito andare in auto al CHateau du Haut Koengsbourg.
Chateau du Haut Koengsbourg, una visita piacevole
Il Castello di Haut-Koenigsbourg è un castello imperiale e si trova sulla cima del monte Stophanberch (755 m) la cui costruzione fu iniziata nel 1114 da Federico II di Svevia. Oggetto di varie devastazioni e poi conquistato dagli Asburgo, che lo ricostruirono. Durante la Guerra dei Trent’anni (1618-1648) il castello, resistette per oltre un mese all’assedio degli svedesi ma, alla fine, cadde, venendo saccheggiato ed incendiato. Dopo oltre due secoli di abbandono, nel 1865 divenne di proprietà della non lontana città di Sélestat, la quale nel 1899 fece dono di queste rovine (peraltro conservatesi molto bene) all’imperatore tedesco Guglielmo II di Hohenzollern (dal 1871 l’Alsazia era infatti parte dell’Impero tedesco). Il restauro venne affidato all’architetto Bodo Ebhart, un esperto di fortificazioni e studioso del medioevo, e i lavori durarono dal 1900 sino al 1908 mentre le rifiniture continuarono fino al 1918. L’aspetto finale del castello è il risultato di un’opera di recupero architettonico, effettuata da Ebhart secondo le indicazioni dell’imperatore Guglielmo II il quale intendeva fare del castello un museo del medioevo oltre che un simbolo della potenza dell’impero.
La visita al Castello è sicuramente piacevole, con sale, saloni, ponticelli, bovindo, il tutto ricco di arredi, e per la vista di cui si gode dai suoi bastioni; nei periodi di maggiore affollamento bisogna prepararsi a una piccola camminata perché difficilmente si riesce a parcheggiare nei pressi dell’entrata.
Obernai, con il suo particolare campanile
Anche Obernai è un piccolo borgo ricco di case a graticcio colorate che non ci si stanca mai di vedere anche perché, se dalla descrizione questi paesini sembrano tutti uguali, in realtà ognuno ha una sua peculiarità e non ti stanchi di passeggiare per le loro viuzze.
La particolarità di Obernai è il suo campanile, il Kappellturm, alto 60 metri e unico nel suo genere in Alsazia. Circondata da mura di origine medievale, Obernai può essere ammirata da una diversa prospettiva facendo il giro dei bastioni di circa 30 minuti, 1,4 chilometri.
Tra le altre cose da non perdere, la Place du Marché, la piazza principale di Obernai, la chiesa di Sainte-Odile, la Halle aux Blés e l’Hôtel de Ville e, risalendo rue Chanoine Gyss, il pozzo a sei secchi di Oberai, che risale al XVI secolo ed è classificato Monumento Storico.
L’edificio più bello della città è la Chiesa dei Santi Pietro e Paolo con un’imponente facciata di pietra in stile neogotico: da notare l’altezza e la profondità della volta, l’altare del Santo Sepolcro del XVI secolo, l’organo Merklin o i magnifici dipinti dell’Antico e del Nuovo Testamento, realizzati dalla bottega del pittore Martin Feuerstein.
Strasburgo, un melting pot architetturale
Città di confine, Strasburgo non ha avuto vita facile ed è stata annessa e ceduta molte volte, passando e ripassando sotto il dominio di Francia e Germania. Simbolo per secoli di un’Europa divisa e lacerata, proprio per questo è stata scelta come sede del Parlamento europeo, della Corte dei diritti dell’uomo e del Consiglio d’Europa.
Oggi Strasburgo è il risultato, anche architettonico, delle diverse influenze che l’hanno contraddistinta.
Prima di tutto un’informazione pratica: abbiamo dormito all’Ibis Styles Hotel (222 Av. de Colmar), non è in centro ma c’è un tram comodissimo per arrivarci.
La visita alla città dovrà necessariamente iniziare dalla Cattedrale di Notre Dame, risalente al 1220 e costruita in pietra rosa proveniente dal Massiccio dei Voges: il portale riccamente decorato con episodi della Vita di Gesù e le figure di Re Salomone è magnifico così come sono splendidi gli interni con le vetrate colorate e l’orologio astronomico di epoca rinascimentale.
Nella piazza della Cattedrale si trovano alcuni degli edifici più belli della città, uno dei quali è Casa Kammerzell, appartenuta a un facoltoso commerciante di formaggi: casa a graticcio, costruita in legno e dotata di 75 finestre, con la facciata e gli interni decorati con figure mitologiche, animali, guerrieri, affreschi e scale a spirale.
A pochi passi dalla Cattedrale, la vivace Place Gutenberg, seguita da Place Kléber circondata da imponenti palazzi d’epoca in stile rococò e art nouveau: il più importante è l’Aubette, un edificio in arenaria rosa risalente al 1770.
La Petite France è il quartiere più antico e famoso di Strasburgo, rimasto intatto nonostante il passare dei secoli: è un lembo di terra circondato dall’acqua. E, a proposito di acqua, non bisogna perdersi il giro in battello sui canali: ci sono diversi tour con durate differenti, l’organizzazione indicata anche dall’ufficio del turismo è Batorama.
La Petite France è collegata al resto della città grazie a Les Ponts Couverts, tre ponti molto scenografici, un tempo dotati di copertura, che collegano tre torri fortificate medievali. Queste strutture servivano a rafforzare la difesa delle vie fluviali in caso di attacco. Proprio di fronte ai ponti coperti si trova la diga Vauban: in cima all’edificio si trova un belvedere da cui si gode un panorama molto bello sui canali.
Da non perdere, il Palazzo dei Rohan un’immensa residenza principesca nel cuore della città: dimora sfarzosa, rimasta intatta nel tempo, è una delle più belle realizzazioni architettoniche francesi, grazie alla maestosità classica delle sue facciate e ai sontuosi arredi interni.
Infine, val la pena transitare sul Ponte dell’Europa che collega Strasburgo con la cittadina tedesca di Kehl, così…giusto per respirare l’aria di un’Europa unita (più o meno) in un luogo simbolico.
La Linea Maginot
La Linea Maginot è un complesso integrato di fortificazioni, opere militari, ostacoli anticarro, postazioni di mitragliatrici, sistemi di inondazione difensivi, caserme e depositi di munizioni realizzato dal 1928 al 1940 dal governo francese a protezione dei confini che la Francia aveva in comune con il Belgio, il Lussemburgo, la Germania, la Svizzera e l’Italia. Il sistema è caratterizzato dalla non contiguità delle varie componenti, dall’utilizzo integrato e sistemico di tutte le possibili alternative offerte dalle moderne, per i tempi, tecnologie balistiche.
Il concetto base della Linea Maginot era un’ossatura costituita da possenti opere di fortificazione, distanziate tra loro di circa 5 km e collegate sottoterra, con alcune postazioni “emergenti”, armate prevalentemente con mitragliatrici e artiglierie di piccolo calibro, che si proteggevano reciprocamente e che controllavano i tratti di confine e le relative vie di accesso.
Un sistema imponente che i tedeschi si “mangiarono” in un sol boccone invadendo Olanda e Belgio e attraversando la foresta delle Ardenne: il 10 maggio 1940 le truppe tedesche varcarono i confini della Francia nel giro di soli cinque giorni e continuarono la loro avanzata fino al 24 maggio, quando si fermarono vicino a Dunkerque. Ai primi di giugno i tedeschi avevano tagliato la Linea dal resto della Francia per entrare trionfalmente a Parigi il 14 giugno.
Un assaggio di questo sistema, che rappresenta un emblema dell’inutilità di qualsiasi sistema difensivo basato sulle armi (ci sarà sempre qualcuno che svilupperà una tecnologie in grado di annientare quella precedente, in un’inutile rincorsa dell’assurdo), si ha visitando il Forte di Schoenenbourg a Hunspach. Aperto al pubblico dal 1978, il Forte è la più importante struttura di artiglieria della Linea Maginot in Alsazia: le sue gallerie sotterranee lunghe 3 chilometri, a una profondità di 30 metri, permettono ai visitatori di capire come funziona una struttura della Linea Maginot.
Nancy, al di sotto delle aspettative
Terminata la nostra visita alla Linea Maginot, ci muoviamo verso Nancy con grandi aspettative che verranno un po’ deluse. Con il senno di poi sarebbe stato meglio andare a Metz, dormire lì e poi visitare Nancy di passaggio.
Prima di passare alla descrizione della città, qualche piccola informazione pratica: abbiamo dormito all’hotel de Guise (18 Rue de Guise), comodo perché in pieno centro anche se è in zona pedonale nella quale si può entrare per scaricare i bagagli, poi bisogna parcheggiare fuori (comunque non più di 200 metri); abbiamo cenato, benissimo, a Le Pas Sage 52 Rue Henri Deglin.
È considerata la capitale europea dell’Arte Nouveau, ma chi le ha attribuito questo primato non deve avere visto Riga! Il vero gioiello di Nancy è piazza Stanislas che, soprattutto al tramonto o all’alba, assume una colorazione oro brunito che ne esalta la bellezza. Perfetto esempio del classicismo francese, la piazza è circondata da cancelli finemente lavorati, impreziositi d’oro edè corredata da due maestose fontane disegnate. Il Teatro dell’Opera e il Museo di Belle Arti sono tra gli edifici in stile classico più importanti della piazza.
Risalendo la medievale e molto bella place de la Carrière, si arriva alla Città Vecchia che si estende da Place Saint Epvre a Porte de la Craffe. Qui si trova la Basilica di Saint Epvre, costruita nel XIX secolo in stile neogotico. La Porte de la Craffe è l’unico residuo rimasto delle mura medievali; le due torri rotonde furono aggiunte a partire dal 1463.
Merita una visita Villa Majorelle, prima casa interamente in stile Liberty a Nancy e ospita notevoli mobili in stile Art Nouveau. Infine ci sono vari musei che però noi non abbiamo visitato.
Digione seguendo il percorso del gufo
Uno splendore. Digione è un delizioso museo a cielo aperto: palazzi eleganti e raffinati, chiese gotiche dalle cui facciate spuntano mostruosi gargoyle (le piccole creature in pietra tipiche delle chiese gotiche), naturalmente case a graticcio di tutti i tipi.
La capitale della Borgogna è anche un centro eno-gastronomico rinomato e infatti è sede della Cité internationale de la gastronomie et du vin che merita una piccola sosta per un pranzo veloce. Non segnalo invece ristoranti perché ce n’è veramente per tutti i gusti. Un’ottima soluzione che abbiamo trovato per dormire è l’Hotel Le Jacuemart (32 Rue Verrerie): sistemazione piacevole e molto comoda essendo in pieno centro.
Un modo semplice per fare il giro della città è scaricare l’applicazione Le Parcours de le Chouette (il percorso del gufo) che, partendo da l simbolo della città, un piccolo gufo scolpito in uno dei pilastri della facciata laterale dell’Église de Notre Dame, guida il turista ai principali luoghi di interesse. E allora partiamo anche noi dall’Église de Notre Dame, la più antica delle chiese di Digione, la cui costruzione fu iniziata nel 1230 e completata nel 1250. La facciata è veramente magnifica, con una tripla fila di falsi doccioni che incorniciano gli archi e una lunga fila di 51 gargoyle che simboleggiano mostri, animali ed esseri umani. In alto, un orologio Jacquemart amministra il tempo dal 1383: l’automa e il suo articolato meccanismo furono riportati dal campanile di Courtrai come premio di guerra da Philippe le Hardi.
Proseguendo lungo la via a sinistra della facciata, dopo avere dato un’occhiata al piccolo gufo, si arriva alla Maison Millière, la più antica e nota fra le case medievali di Digione. Poco dopo ecco l’Hotel de Vogüé con il suo tetto in tegole smaltate: costruito all’inizio del XVII secolo per un parlamentare della città, mescola lo stile classico francese con il Rinascimento italiano ed è riccamente decorato sia all’interno che all’esterno.
Il nostro percorso ci porta poi al Palazzo dei Duchi, costruito nel XIV secolo in stile gotico. Successivamente, quando la Borgogna fu annessa alla Francia, l’edificio fu trasformato nella residenza dei governatori e dei re di Francia di passaggio nella regione. Sotto Luigi XIV, il palazzo si è evoluto e sono stati aggiunti elementi architettonici classici, tra cui l’elegante Place Royale. Al centro del Palazzo si trova la Torre Filippo il Buono, una torre trapezoidale di avvistamento del XV secolo dalla cui cima si gode di una vista panoramica sulla città (ma per salire è necessario salire una scala a chiocciola con 316 gradini).
Il Palazzo si apre su Place de la Liberation, un grande spazio circolare circondato da ristoranti e bar e rinfrescato da numerose fontane.
La tappa successiva è Les Halles, il mercato coperto di Digione, una vera meraviglia architettonica, slanciato dagli archi di metallo, impreziositi dai dettagli scolpiti. All’interno, il meglio della gastronomia di Digione: senape, crème de cassis, vini pregiati, lumache, manzo bourguignon.
Una sosta la merita sicuramente la Cathédrale Saint-Bénigne: la prima Basilica risale al 535, dopo essere andata completamente in rovina, il complesso abbaziale fu completamente distrutto nel 1000 e due anni dopo iniziò la costruzione della nuova cattedrale; fra il 1280 e il 1393 venne costruita l’attuale cattedrale gotica, al posto della precedente basilica, crollata. Oggi è un imponete edificio a cinque navate, con ampia cripta terminante in una rotonda a tre piani di cui quello oggi seminterrato costituisce l’unica preziosa reliquia del vecchio complesso.
Volendo si può concludere la visita andando ai Giardini Darcy, primo giardino pubblico creato a Digione nella prima metà del 1800 e al Pozzo dei Profeti, vestigia di un Calvario costruito al centro del grande chiostro e scolpito da un artista olandese. Si tratta di un plinto esagonale alto sette metri, posto simbolicamente sopra una sorgente, composto da sei statue a tutto tondo dei profeti dell’Antico Testamento.
Cluny, la più grande abbazia benedettina d’Europa
Per chi ama il Medioevo, l’Abbazia di Cluny è un punto di riferimento, luogo mitico la cui origine data 910 quando Guglielmo il Pio, duca d’Aquitania, donò le sue terre ai monaci benedettini. Alla fine dell’XI secolo l’Abbazia di Cluny era uno delle poli monastici più importanti dell’Europa cristiana, a capo di un rete di conventi con quasi 1.400 lavoratori e circa 10.000 monaci sparsi in tutti i paesi. L’abate allora in carica, Hugues de Semur, decise di costruire una chiesa abbaziale che rappresentasse il potere di Dio sulla terra, ma anche il valore di Cluny. Nel 1088 iniziarono i lavori per la Maior Ecclesia, la più grande chiesa romanica mai costruita, le cui volte culminano a 30 metri di altezza. Dopo un secolo di lavori, Cluny diventerà l’abbazia più grande della cristianità per i successivi 400 anni. Abati illustri si succederanno nei secoli alla sua guida, come Richelieu o Mazzarino, ma con la Rivoluzione Francese la potente abbazia viene sequestrata e acquistata da mercanti di materiale che la utilizzarono come cava di pietra e che smantellarono progressivamente questo capolavoro dell’arte romanica.
Oggi i resti a noi pervenuti, come il braccio sud del grande transetto o il piccolo transetto sud, danno solo un’idea dell’immensità di questo edificio. Molti altri elementi sono stati conservati: la cinta muraria e le sue torri, gli edifici conventuali settecenteschi, il Farinier, un edificio del XIII secolo, che oggi ospita i capitelli della rotonda del coro della Maior Ecclesia.
Uno dei resti originali dell’Abbazia di Cluny è la sua imponente torre, precedentemente nota come Tour des Fèves.
Lione
coming soon