28 Aprile 2024
Zamosc - Polonia
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La Polonia è uno di quei paesi che, a un cittadino europeo, fa subito pensare alla Storia, proprio quella con la S maiuscola. Il “corridoio” di Danzica, l’invasione tedesca, Auschwitz e la più vasta comunità ebraica del mondo sterminata dai nazisti, il patto di Varsavia e gli anni dell’oscurantismo sovietico, Solidarnosc e il crollo della dittatura, fino ad arrivare alla coalizione di destra, xenofoba e portabandiera della cosiddetta “democrazia autoritaria”: entrando in territorio polacco sentivo un po’ il peso di tutti questi eventi, in questo viaggio ho anche scoperto un paese molto bello dal punto di vista naturale e con città d’arte affascinanti.

La nostra visita era inserita in un viaggio di oltre un mese che, partendo dalla Slovacchia, ha attraversato Polonia, Lituania, Lettonia, Estonia, per concludersi in Germania, ecco di seguito il giro completo che abbiamo fatto. Mentre qui è possibile scaricare un file Excel con il percorso con il chilometraggio e le notti: una volta scaricato potete adattarlo alle vostre esigenze.

Il parco nazionale dei Tatra

Purtroppo il meteo non favorisce il nostro ingresso in Polonia. Lasciata Levoca (Slovacchia), la pioggia battente non molla la presa. Impossibile fare l’escursione prevista al lago Morskie Oko e inutile il programmato soggiorno a Zakopane, considerata la “Cortina polacca”.

Dalla Slovacchia andiamo quindi direttamente a Cracovia, ma se qualcuno, più fortunato di noi, capita da quelle parti, può trovare qui tutte le informazioni per andare al lago, mentre qui il percorso con Kamoot (considerate una giornata per questa escursione).

Cracovia, una città che “gronda” Storia

Ci siamo fermati a Cracovia tre notti, in un viaggio così lungo come il nostro (in tutto siamo stati in giro 33 giorni) è un buon compromesso. Non abbiamo quindi visto i numerosi musei, privilegiando le visite ad Auschwitz, al parco nazionale Ojcow e alle miniere di sale di Wieylicza.

Andiamo per ordine e iniziamo da un po’ di storia.

Per lungo tempo capitale del paese, Cracovia rimane il principale centro culturale, artistico e universitario della Polonia. Non entro nei dettagli perché la storia polacca è densa di eventi, ma ricordo solo alcuni momenti topici dell’era moderna che bisogna assolutamente conoscere.

Alla fine del XVIII secolo, la Confederazione polacco-lituana viene spartita tra le vicine potenze dell’Europa centro-orientale: Impero austro-ungarico, Impero russo e Impero prussiano. Cracovia entra a far parte della provincia austriaca della Galizia che, dopo la guerra austro-prussiana del 1866, ottiene l’autonomia. Durante la Prima guerra mondiale, le truppe di Cracovia, guidate dall’eroe nazionale Jozef Pilsudski, in alleanza con prussiani e austriaci, si battono contro i russi per la liberazione delle aree da questi occupate. Nonostante la sconfitta degli Imperi Centrali, il trattato di Versailles del 1919 stabilisce la nascita di uno stato polacco.

La Polonia viene però nuovamente spartita nel 1939 tra l’Unione Sovietica e la Germania nazista a seguito del patto Molotov-Ribbentrop e nel settembre dello stesso anno le forze naziste entrano in Cracovia, casus belli che portò alla Seconda guerra mondiale. Cracovia diviene così capitale del Governatorato Generale, un’autorità coloniale guidata da Hans Frank.

L’occupazione dell’intera Polonia fu pesantissima, territorio di quello “spazio vitale” (Lebensraum) per l’espansione della popolazione tedesca a Est: un territorio dove le popolazioni “inferiori”, come i polacchi e gli slavi in generale, dovevano essere soggiogate e gli ebrei che vi risiedevano sterminati (dei 3.250.000 del 1939 ne rimarranno circa 100.000 nel 1945).

L’intera comunità ebraica di Cracovia, che prima della guerra contava tra le 60 000 e le 80 000 persone, viene annientata, attraverso espulsioni, il confino coatto nel ghetto di Cracovia che viene confinato nel quartiere di Podgórze, non nel quartiere ebraico di Kazimierz, obbligando così le famiglie ebraiche a uno spostamento che le priva quasi totalmente dei loro beni. Un trasferimento che si conclude con l’invio finale nei campi di concentramento e di sterminio, due tra i più tristemente famosi dei quali vengono stabiliti nelle vicinanze di Cracovia: Płaszów e Auschwitz.

La città non subisce però la devastante distruzione che sarebbe toccata a Varsavia, “colpevole” della rivolta contro i nazisti tra il 1º agosto e il 2 ottobre 1944 pertanto la sua architettura gotica, rinascimentale e barocca si è conservata quasi completamente.

Dalle mura medievali alla fabbrica di Oskar Schlinder

Più che la visita ai musei d’arte, abbiamo privilegiato quella ai luoghi e musei storici (faccio però presente che al museo Czartoryski è custodito il celebre dipinto “La Dama con l’ermellino” di Leonardo da Vinci). Con queste premesse, in un giorno e mezzo si può esaurire la visita alla sola città di Cracovia, ma noi abbiamo preferito fare tappa qui per 3 giorni e dedicare delle mezze giornate ai giri in città, alternandoli con la visita ad Auschwitz, al parco di Ojcow e alle miniere di sale.

Qui la mappa per il giro in città che tocca tutti i luoghi più importanti della città.

Cracovia
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Attorno alla Città Vecchia (Stare Miasto) correva una possente cinta muraria completamente abbattuta, ad eccezione di un breve tratto superstite contiguo alla Porta di San Floriano e al Barbacane ed è da qui che inizia la nostra visita con un’occhiata dall’esterno visto che, entrando, si salgono semplicemente delle scale senza vedere nulla di particolare.

Percorrendo la via Florianska si giunge alla Piazza del Mercato (Rynek Glowny), considerata il più grande slargo medievale d’Europa, attorno alla quale si distribuiscono la Chiesa di Santa Maria con le due magnifiche torri, una diversa dall’altra; palazzi di epoca barocca; la Torre Civica del Municipio e il Palazzo del Tessuto (Sukiennice), il grande e storico mercato coperto dei tessuti, con i soffitti addobbati da maschere. In un angolo della piazza, la deliziosa, seppur minuscola, chiesetta in pietra di Sant’Adalberto, con oltre mille anni di storia, una delle più antiche della Polonia.

L’altro nucleo storico di Cracovia si trova a sud del centro, sulla collina di Wawel, residenza dei re di Polonia fino al ‘700, con una fitta serie di monumenti e chiese, tra cui il Castello con il magnifico cortile rinascimentale; la Cattedrale dove i re venivano incoronati; la Cappella funeraria di re Sigismondo I; le tombe dei sovrani fino al medioevo; la Chiesa barocca dei Santi Pietro e Paolo.

A est della Città Vecchia, si trova infine il quartiere di Kazimierz, centro della vita sociale e religiosa della Cracovia ebraica fino alle deportazioni di massa di epoca nazista.

Infine merita una visita, la ex Fabbrica di Schindler, all’interno della quale è stata allestita un’esposizione permanente intitolata “Cracovia durante l’occupazione nazista, fra il 1939 e il 1945”. Il percorso espositivo mostra la storia della città, dalla fine del 1939 alla “libertà” dell’epoca comunista; l’esposizione mostra ricostruzioni, immagini e suoni, che fanno rivivere questo tristissimo periodo della storia di Cracovia (considerate almeno un paio d’ore per la visita, qui tutte le informazioni).

Auschwitz e Birkenau: una visita doverosa

Dopo una piccola attesa al Centro Visitatori, il gruppo di italiani si forma e veniamo raggiunti dalla guida che ci accompagnerà nelle prossime 3 ore. È un signore polacco non ebreo, ma alcuni suoi familiari sono stati rinchiusi nel campo e gli anni non sembrano avere affievolito la sua collera che, per quanto contenuta, affiora in alcuni momenti della narrazione.

Dopo averci dato alcune informazioni logistiche su come si svolgerà la visita, ci chiede di seguirlo in silenzio e iniziamo a percorrere un lungo corridoio a cielo aperto, largo non più di un paio di metri. Le alte pareti di cemento, spoglie, trasmettono un senso di oppressione che si trasforma in un brivido che percorre tutto il corpo quando ti rendi conto che il brusio che senti di sottofondo è quello di una voce che sciorina i nomi del milione e mezzo di persone che sono state assassinate ad Auschwitz.

Poi…beh poi sono 3 ore di emozioni fortissime. Non mi dilungo qui in spiegazioni perché sarebbe superfluo, ma vi ricordo di collegarvi qui per prenotare la visita perché sono ammesse solo visite guidate su appuntamento.

Un’oasi di pace nel parco nazionale di Ojcow

Oggi giornata nella natura. È il momento del parco nazionale di Ojcow, un piccolo parco caratterizzato da profonde gole, numerose pareti calcaree, oltre a fitti boschi, formazioni rocciose e più di 400 grotte.

Per prima cosa ci dirigiamo al castello di Pieskowa Skała, costruito sulla cima di una collina, al cui interno è allestito un piccolo museo. Adiacente al castello si trova Maczuga Herkulesa, una falesia di circa 25 a forma di clava. Poi si riprende la macchina e si va al paesino di Ojcow dove si può fare un trek circolare di 5,30 km, che dura circa un paio d’ore (Vedi qui percorso su Kamoot).

Il paese è molto piccolo e lungo la strada si incontra una cappella in legno dedicata a San Giuseppe Lavoratore, risalente al 1901, adiacente al fiume Prądnik. Giunti al parcheggio si sale al castello di Góra Zamkowa dal quale si può ammirare il panorama del parco. Una volta scesi si segue il percorso e poco dopo, sulla sinistra, c’è la biglietteria per salire a Jaskinia Łokietka, la più grande grotta del parco.

Continuando il sentiero si arriva all’affioramento calcareo di Brama Krakowska e a vari bar per un piccolo ristoro. Da non perdere una bella zapiekanka, tipico panino polacco: mezza baguette con formaggio, funghi, carne di maiale tostata fino a quando il formaggio si scioglie.

La cattedrale del sale di Wieliczka

L’ultimo giorno, prima di lasciare definitivamente la zona, ci fermiamo alle Miniere di sale di Wieliczka, conosciute come “la cattedrale sotterranea del sale della Polonia” è una delle più grandi miniere di sale. Molto interessante il percorso turistico che ripercorre circa 3,5 km di gallerie, nelle quali si possono osservare laghi sotterranei, sculture di sale, ecc. Spettacolare è indubbiamente la Cappella di Santa Kinga, una sala di circa 50 metri completamente decorata con statue, bassorilievi e lampadari fatti di sale. Le miniere di sale rappresentando senza dubbio una delle attrazioni principali e imperdibili di Cracovia. Le visite sono possibili solo a determinati orari; si può scegliere la lingua della guida, indispensabile la prenotazione perché è un posto visitatissimo, qui orari e indicazioni per l’accesso.

Consigli per la cena

In tre sere siamo stati in 3 diversi ristoranti e ci siamo trovati benissimo.

Il primo è il Kogel Mogel, veramente ottimo, la loro specialità è l’oca e l’anatra, buonissime le zuppe. La seconda sera abbiamo scelto di cenare nel quartiere Kazimierz e non ce ne siamo pentiti: da Hamsa, ristorante ebraico, ho mangiato il miglior hummus della mia vita (e da amante del Medio Oriente ne ho provati tanti!). La terza sera siamo stati da Pod Wawelem Kompania Kuflowa, preparatevi alla coda se non avete prenotato però l’attesa vale la pena.

Piccoli centri sulla strada per Varsavia

La nostra prossima tappa è Varsavia, ma abbiamo visto che sulla strada ci sono un paio di cittadine che meritano una sosta.

Il primo è un piccolissimo paese, Zalipie, che sembra uscito da una favola dei fratelli Grimm: la maggior parte delle case di legno sono infatti decorate con coloratissime composizioni floreali. A partire da Dom Malarek (la casa delle pittrici) dove si possono trovare informazioni sulla storia di questo paese dipinto.

La vera sorpresa è Zamosc, una deliziosa cittadina edificata sulla base del concetto rinascimentale della “città ideale“. La città viene definita la “perla del rinascimento“, per descrivere l’importanza che riveste dal punto di vista storico e architettonico.

Zalipie
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Nella Piazza Grande del Mercato (Rynek Wielki), oltre al Palazzo del Municipio spiccano le caratteristiche Case Armene (kamienice ormiańskie). Gli Armeni furono uno dei gruppi etnici che si stabilirono a Zamość nel corso dei secoli e la loro presenza è testimoniata dalle numerose case armene che si contraddistinguono dalle altre della piazza per il tetto a doppia falda, le finestre a ghigliottina e le decorazioni in stucco sulla facciata. Alcune delle case hanno anche balconi in legno o in ferro battuto.
Vicino alla Piazza grande sono presenti la piazza del Mercato del Sale a Nord (Rynek Solny) e quella del Mercato dell’acqua (Rynek Wodny) a Sud.

Su alcuni blog è poi segnalato il Palazzo Zamoysky, indicato come uno dei luoghi più visitati con interni “magnificamente restaurati”; il palazzo Zamoysky di Zamosc è oggi una scuola e l’esterno avrebbe bisogno di un bel restauro, quindi queste descrizioni sono probabilmente frutto di frettolosi “taglia-incolla”, esistono infatti almeno due altri palazzi Zamoysky, a Kozłówka e a Varsavia.

Varsavia: rinata dalle sue ceneri

È il 2 ottobre 1944 e, dopo una rivolta che dura da 63 giorni, i nazisti riescono a sconfiggere la resistenza polacca. Per rappresaglia deportano la popolazione e radono al suolo la città, quello che non crolla viene incendiato con i lanciafiamme. Quando l’Armata Rossa libera Varsavia nel gennaio 1945 trova un cumulo di macerie, la città è completamente distrutta.

Invece di liberare la città dalle macerie, utilizzandole per costruire colline intorno all’area urbana (come venne fatto in molte delle città distrutte durante la Seconda guerra mondiale), i polacchi decidono di conservarle e, con l’intenso lavoro degli abitanti tornati nella città, iniziano una lenta ricostruzione per donare nuovamente a Varsavia l’aspetto pre-bellico. Il modello? I quadri del pittore italiano Bernardo Bellotto (nipote del Canaletto) che lavorò alla corte di Varsavia tra il 1968 e il 1780: i suoi dipinti raffigurano in maniera fedele la Varsavia dell’epoca e, grazie alla tecnica della camera oscura, riproducono la città con un’accuratezza fotografica.

La città non è piccola e, visto che ci sono almeno un paio di musei importanti dal punto di vista storico, almeno due giorni e mezzo sono necessari.

Varsavia
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Ho quindi creato 3 percorsi, il primo per la mezza giornata e gli altri due per le giornate piene. Qui la mappa dei percorsi. La città è molto ben servita dai mezzi pubblici, quindi noi abbiamo lasciato l’auto nel parcheggio della casa e ci siamo spostati in bus, metro o a piedi.

Percorso 1: Residenza Wilanow e palazzo Lazienki

Arrivando a Varsavia nel primo pomeriggio, decidiamo di visitare subito (senza neanche passare da casa) la Residenza di Wilanow, uno dei complessi architettonici più belli della Polonia, oltre che uno dei più visitati. Il palazzo venne costruito alla fine del 1600 per volere del re polacco Jann III, diventando così la dimora di diversi re e nobili polacchi. Al suo interno si può ammirare una galleria ricca di quadri, mentre le stanze sono piene di affreschi e arredi d’epoca. È circondata da un bel parco. La visita dura circa un’oretta.

Poi ci siamo spostati verso il parco e il palazzo Lazienki: bella passeggiata nel parco passando dal Palazzo sull’acqua, il Palazzo Myslewicki, la Casa Bianca, l’Orangeria e il Palazzo del Belvedere.

Percorso 2: la Città Vecchia e il POLIN

Punto di partenza per la visita della Città Vecchia è la Piazza del Mercato, in polacco Rynek Starego Miasta. Per anni, questa piazza è stata il cuore di Varsavia, il luogo in cui si concentrava la vita quotidiana. Qui infatti si tenevano fiere, mercati, cerimonie ed … esecuzioni. Le case colorate che la racchiudono ne fanno un luogo delizioso; al centor si trova la statua della Sirenetta.

Risalendo per via Swietojanska si arriva alla Basilica Arcicattedrale di San Giovanni Battista, in polacco Bazylika archikatedralna Świętego Jana Chrzciciela, chiesa storica della città, in stile gotico, la cui costruzione inizio nel XIV secolo. Proseguendo si arriva alla Piazza del Castello, in polacco Plac Zamkowy, il punto che unisce la Città Vecchia e la Città Nuova; la sera è piena di turisti e giovani.

Attraversando il ponte sulla Vistola si può arrivare al quartiere Praga, quartiere di artisti e alla moda, il quartiere della movida polacca.

A seconda dell’orario questo giro può concludersi al POLIN, il Museo della storia degli ebrei polacchi dove, in un percorso che attraversa 8 gallerie si snodano i 1000 anni di storia degli ebrei polacchi dal Medioevo a oggi. È molto interessante e ben fatto, ma è indispensabile prendere l’audioguida, altrimenti non si capisce molto. Qui tutte le indicazioni sugli orari.

Percorso 3: la Strada Reale

La Strada Reale (Krakowskie Przedmieście) collega la Città Vecchia e il Castello Reale con il parco di Łazienki Królewskie e il Palazzo del Belvedere, nella parte meridionale di Varsavia ed è lunga 4 chilometri. Per vedere i palazzi più belli è sufficiente percorrere la prima parte, partendo dal centro e ammirare, passeggiando, chiese antiche e palazzi come il Pałac Kazimierzowski, ovvero l’Università Pubblica di Varsavia, il Staszic, sede dell’Accademia Polacca delle Scienze con la statua di Niccolò Copernico, oppure ancora la Chiesa della Santa Croce, in polacco Kościół św. Krzyża, dove riposa il cuore di Chopin.

Per rilassarsi si può fare una passeggiata ai Giardini Sassoni e, per chi ama Chopin, dedicare un po’ di tempo al Frederick Chopin museum, con la più grande collezione mondiale sul compositore (non l’abbiamo saltato quindi non si dire come sia). Da valutare se andarlo a vedere.

Del Ghetto ebraico non è ovviamente rimasto nulla, ma in via Mirów è visibile parte del muro originale.

Per godere di una vista dall’alto della città, si può salire al 30° piano del Palazzo della Cultura (del tuto simile alle 7 sorelle di Mosca), costruito per volere di Stalin e non molto amato dai polacchi.

Meriterebbe una visita il Museo dell’insurrezione (Muzeum Powstania Warszawskiego) dedicato all’insurrezione del popolo di Varsavia contro il dominio nazista dal 1° agosto al 2 ottobre 1944.  All’interno del museo sono conservati tantissimi documenti e testimonianze sulla rivolta, all’esterno invece c’è il Muro del Ricordo, su cui sono incisi più di 10.000 nomi.

Consigli per la cena

A Varsavia non c’è che l’imbarazzo della scelta per quanto riguarda i ristoranti. Se non li avete già sperimentati a Cracovia, dovete però assolutamente provare, magari per il pranzo, i Bar del latte, tavola calda dove guastare i piatti tipici della cucina polacca a prezzi molto bassi. È del 1896 il primo Bar del latte a Varsavia e serviva principalmente prodotti derivanti dal latte, poi l’idea si è diffusa con l’aggiunta di piatti della tradizione polacca e ha avuto grande successo nel periodo comunista. Dopo la caduta del regime, la maggior parte di questi locali a chiuso, ma qualcuno resiste: noi siamo andati al Pod Barbakanem, nella Città Vecchia, appena fuori le mura, dove abbiamo mangiato, tra le altre cose, degli ottimi pirogi.
E poi abbiamo cenato in un delizioso piccolo ristorante, Gospoda Kwiaty Polskie, in un vicolo sempre della Citta Vecchia, con ottima cucina e, la sera successiva, al Zapiecek di via Piwna 34, è una catena ma anche qui si mangia molto bene.

La Tana del Lupo e la pace dei laghi Masuri

Da Varsavia il nostro viaggio è proseguito verso Lituania, Lettonia ed Estonia. Dopo una decina di giorni siamo tornati in Polonia, costeggiando l’enclave russa di Kaliningrad.

La prima tappa è stata la Tana del Lupo (Wilczy Szaniec) a Gierloz: è l’insieme di bunker che costituì il quartier generale di Hitler sul fronte orientale dopo l’invasione dell’Unione Sovietica. Si trova nel mezzo di una fitta foresta, in un’area paludosa e fu scelta come area proprio per la difficoltà ad essere raggiunta e avvistata dagli aerei da ricognizione. È qui che si è svolto il famoso attentato a Hitler organizzato dal colonnello Claus Schenk von Stauffenberg. Arrivando si ha un po’ la sensazione di essere arrivati in un luna park, grandi parcheggi, addirittura campeggi, ristoranti ecc. però devo dire che quasi tutti i visitatori sembrano affrontare la visita con serietà e comunque quando ci si addentra nel percorso, la gente si dirada e, complice la pioggerellina che ci accompagna, il luogo assume un aspetto piuttosto sinistro. È comunque una visita interessante, ma è indispensabile l’audioguida (purtroppo non c’è in italiano); per visitare la zona e le diverse mostre sono necessarie un paio d’ore e Qui si trovano tutte le informazioni.

Laghi Masuri
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Lasciamo il rifugio di Hitler in tarda mattinata e ci muoviamo verso la nostra prossima sosta: Krutyn. L’area dei laghi Masuri è molto vasta e già percorrendo la strada principale è un susseguirsi di piccole pozze d’acqua e grandi laghi, circondati da una vegetazione rigogliosa. La nostra idea sarebbe di percorrere un tratto del fiume che passa da Krutyn in kajak, ma la sera ho un lieve capogiro e temo un attacco di labirintite per cui il giorno dopo, complice anche il tempo non splendido, non me la sento di salire sul kajak (ma per chi volesse, ecco Qui le informazioni per un giro). Optiamo quindi per il percorso a piedi, circa 6 chilometri immersi in una natura rilassante e avvolgente: le poche barche che vediamo passare scivolano silenziose e l’unico rumore è lo starnazzare delle anatre mentre una famiglia di cigni si muove con grazia sull’altra riva.

Il fascino inatteso di Danzica

L’indomani partiamo alla volta di Danzica, fermandoci al castello di Malbork, una delle principali attrazioni del Nord della Polonia ed è una tappa obbligata per i turisti che visitano i dintorni di Danzica. È uno dei castelli medievali meglio conservati e imponenti al mondo, ricco di stanze, cortili e mostre permanenti.
Qui tutte le informazioni. Per visitarlo occorrono circa due ore ed è indispensabile l’audioguida (in italiano) da chiedere quando si fa il biglietto.

Castello di Malbork
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A una persona della mia generazione Danzica fa venire in mento subito i cantieri navali, Solidarnosc e Lek Walesa. È stata quindi decisamente una sorpresa scoprire una cittadina molto bella, vivace e ricca di edifici interessanti.
Qui la mappa per il giro a piedi.

Prima di tutto la Dluga (via Lunga o via Reale), sebbene sia una delle strade reali più brevi della Polonia è anche una piccola chicca, costeggiata da case colorate e riccamente decorate, tra le quali spicca il Municipio, uno degli edifici di maggior rilievo della città, facilmente riconoscibile per l’alta torre, la più alta di tutta la città, dalla cui cima svetta la statua dorata di Sigismondo II Augusto, re della Polonia dal

1548 al 1572.Il Mercato Lungo è invece la principale piazza di Danzica, e rappresenta la continuazione della Dluga.

Tra le chiese, degne di nota vi sono la Chiesa di Santa Maria, in polacco Bazylika Mariacka Wniebowzięcia Najświętszej Maryi Panny w Gdańsku, luogo di culto cattolico più importante della città. Inoltre, la chiesa è un edificio unico nel suo genere essendo la chiesa in mattoni rossi più grande del mondo, con una navata centrale formata da oltre 30 cappelle e la possibilità di contenere al suo interno più di 20.000 persone. Da visitare poi la Chiesa di San Nicola, in polacco Dominikanie Gdańsk – Bazylika pw. Świętego Mikołaja.

Parallela alla Dloga, la Mariacka è la via degli artigiani (in pratica un susseguirsi di botteghe che vendono vari manufatti in ambra), le cui case sono decorate da grotteschi gargoyles in pietra.

Per accedere alla Città Vecchia, bisogna necessariamente attraversare le antiche porte di Danzica, ognuna diversa per stile e carattere dalle altre. Tra le più importanti c’è la Porta d’Oro, in polacco Złota Brama, situata all’estremità della Via Reale ed edificata in sostituzione della precedente porta gotica nel 1612 e ad oggi è uno dei più importanti monumenti storici della città. Oltre a questa, si possono vedere la Porta verde che si affaccia direttamente sulla zona portuale; la Porta di Santa Maria, nei pressi della Chiesa di Santa Maria, e la Porta del Pane, realizzata nel XV secolo dai Cavalieri Teutonici.

Consiglio vivamente una breve gita in barca  per scoprire la città da un’altra angolazione.

Le dune del Baltico

A 100 km da Danzica, si trova il Parco Nazionale Slowinski, un posto incredibile, che non ti aspetteresti assolutamente di trovare in riva al Baltico.

È posizionato fra i paesi di Łeba (a Est del parco, dove abbiamo pernottato), Ustka (a Ovest) e Słupsk (a Sud) e la sua particolarità sono dune composte da finissima sabbia bianca proveniente dalla costa baltica. All’interno del parco ci sono due grandi laghi, Lesbko (il più grande, a Est del parco) e il Gardno (più piccolo, più a Ovest). Un tempo questi luoghi erano mare aperto, ma con l’azione di sedimentazione si sono create dei lembi di terra che hanno chiuso lo sbocco sul mare portando alla formazione di questi laghi.

Parco Nazionale Slowinski
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Lasciata l’auto nel parcheggio del parco inizia un lungo percorso di circa 5 chilometri all’interno di una delle splendide foreste baltiche (chi non vuole stancarsi può fare il tragitto con un bus aperto che passa nella stradina parallela al sentiero). La camminata è comunque molto piacevole finché si arriva a uno slargo dove arriva il mini bus e c’è un punto di ristoro. Ancora pochi metri e si apre un paesaggio incantevole, dune bianche alte alle cui spalle c’è un sipario di piante verde bottiglia oltre le quali si apre il Baltico. L’area vera e propria delle dune è protetta, per fortuna perché nonostante non fosse ancora piena stagione c’era parecchia gente (non tutta intelligente per cui le guardie del parco sono dovute intervenire un paio di volte per allontanare chi oltrepassava il recinto per camminare sulle dune vergini).

Per il ritorno abbiamo costeggiato la spiaggia con una passeggiata molto piacevole nell’acqua fresca fino al punto in cui un sentiero portava al punto di ristoro e qui abbiamo ceduto al ritorno in minibus. Vicino al parcheggio, infine, una piattaforma consente di vedere il lago dall’alto.
Merita sicuramente una sosta.

Quello che non abbiamo visto

Come dicevo, il viaggio in Polonia era inserito in un giro molto più ampio per cui ci sono alcune parti che non abbiamo visto, ma le segnalo per chi desiderasse dedicarepiù tempo a questo paese.

Turun è il luogo di nascita di Niccolò Copernico, ed ha una ricca storia medievale. Le attrazioni principali sono il Castello dei Cavalieri Teutonici, la Città Vecchia e le numerose cattedrali gotiche.

Il centro storico di Stettino, con Castello, Cattedrale e chiesa gotica, si trova sulla riva sinistra del fiume Oder ed è racchiuso da mura percorribili a piedi.

Wroclaw (conosciuta anche come Breslavia) sente delle forti influenze della cultura prussiana, boema e austriaca che rendono l’architettura della città molto varia; è composta da 12 isole, collegate da più di 100 ponti.

Poznan ha un bel centro storico dove si trova l’antica Piazza del Mercato, circondata da bassi edifici in stile barocco, gotico e rinascimentale con le facciate decorate di differenti colori. In stile rinascimentale è anche l’edificio del Municipio, ricostruito nel XVI secolo, con la sua torre centrale e alte tre torri più piccole.

Lodz è una delle città protagoniste della rivoluzione industriale e vi sono quartieri storici con fabbriche abbandonate in attesa di essere risanate, anzi, molte sono già state risanate e pare essere una città molto viva.

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